Cronache
Popolare Vicenza, Zonin accusa i manager e Bankitalia: "Nessuna contestazione"
L'ex presidente dell'istituto bancario si difende: "Fino al 2014 la banca era solida, nel 2015 la nuova gestione l'ha portata al tracollo"
Popolare Vicenza, Zonin accusa i manager e Bankitalia: "Nessuna contestazione"
Gianni Zonin, prende la parola al processo che lo vede imputato per i reati di aggiotaggio, ostacolo alla Vigilanza e falso in prospetto, in merito al fallimento della Popolare di Vicenza. Una deposizione spontanea - si legge sul Gazzettino - che l'ex presidente, 82 anni, fa dopo una settantina di udienze di un processo iniziato nel dicembre del 2018. Zonin consegna al tribunale di Vicenza la sua verità in un documento di 66 pagine dove ripercorre la storia degli ultimi vent'anni della banca e quindi della sua presidenza, conclusasi nel novembre 2015. "La fine della Popolare di Vicenza ha costituito, e costituisce, per me un trauma e un dolore con cui non ho ancora imparato a convivere", scrive alla fine Zonin, sicuro di non aver commesso niente di illecito.
"Non ho mai saputo delle operazioni baciate fino all'aprile del 2015 e mai ne ho sentito parlare dall'ex direttore generale Samuele Sorato e da altri fino a quel momento. E la Banca d'Italia mai mi ha fatto cenno di problemi: Popolare Vicenza fino al 2014 era solida e aveva passato tutti i controlli, è stata la nuova gestione dal luglio 2015 a portarla al tracollo. Voglio fare un cenno all'ispezione della Banca d'Italia del 2012 - scrive Zonin -. Dopo le deposizioni dei testimoni e soprattutto del dottor Marin, credo che sia incontestabile che il team degli ispettori di Banca d'Italia già nel 2012 avesse un quadro preciso e dettagliato del capitale finanziato nella BpVi. Ciò nonostante, al CdA e a me personalmente, non venne fatta mai alcuna comunicazione né formalmente né informalmente".