Cronache
Reggio Emilia, presa la baby gang di "WhatsApp"
Castelnovo ne’ Monti, presa la banda dai "denti da latte": il "capo" aveva solo 14 anni ed era il più grande di tutti
Un nuovo tipo di criminalità, quella nativa digitale: una banda di Castelnovo Monti (Reggio Emilia), composta da nove ragazzini, il più grande e il capo della gang aveva solo 14 anni, è stata sgominata dai Carabinieri anche grazie alla collaborazione di tutte le famiglie dai giovanissimi aspiranti delinquenti.
Furti, raid vandalici, danneggiamenti: erano organizzati come una banda vera e propria e dopo ogni colpo si mandavano messaggi sul gruppo creato apposta su WhatsApp a cui avevano dato il nome "la nostra banda".
Sembra la trama di un film per ragazzi e invece del film questa storia non ha proprio niente, perchè si tratta di una realtà squallida. Nove ragazzini, dagli 11 ai 14 anni, amici e compagni di classe, poco più che bambini in fondo, aveva deciso di darsi al crimine organizzato e di farsi strada nella malavita. Tutti erano appartenenti di buone famiglie, niente a che vedere con le periferie degradate da droga e tossicodipendenza: i loro genitori erano benestanti e persone stimate e per bene.
Di giorno erano studenti modello e figli di papà, e la sera ordivano i loro colpi e davano il via alle loro scorribande, con tanto di piani preparati e gerarchie della banda ben stabilite. Avevano creato il loro gruppo su WhatsApp chiamato "la nostra banda" dove si scambiavano messaggi con i dettagli dei colpi da portare a termine e, alla fine dei raid, si scambiavano messaggi di congratulazione fra loro. Colpi che riguardavano raid vandalici e furti compiuti in abitazioni, garage e magazzini nell’Appennino reggiano. Ma i loro genitori si erano accorti che qualcosa non quadrava e hanno cominciato ad indagare.
E lo stesso hanno fatto i Carabineri della Compagnia di Castelnovo Monti che, a conclusione delle indagini, hanno segnalato nove minori alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni per i reati di furto aggravato e danneggiamento.
Dopo un furto in abitazione, dove sono riusciti a rubare uno scooter, alcune biciclette e numerosi quadri, oltre a rompere finestre e porte hanno distrutto lo scooter rubato, poi abbandonato lungo un dirupo dopo averlo utilizzato per alcuni giorni a scopo di divertimento. In quel caso hanno anche suggellato la loro bravata scrivendo su un muro della casa devastata: “la nostra banda”.
Nel corso delle indagini, grazie anche alla collaborazione delle famiglie dei minorenni, i carabinieri hanno recuperato buona parte della refurtiva, tra cui due biciclette e rotoli di luci a led rubate nel magazzino di un elettricista. La banda dei "2000" non si limitava però solo ai furtarelli, ma anche a danneggiare e vandalizzare le case e i magazzini in cui entravano per rubare lasciando anche escrementi durante le scorribande.