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Le regole di ingaggio per Polizia e Carabinieri in caso di arresto ed inseguimento

Si discute molto su quanto possano fare le Forze dell'ordine in certe situazioni "sul campo"

di Redazione News

Caso Ramy, come devono comportarsi le forze dell'ordine in caso di inseguimento?

La morte di Ramy Elgam durante un inseguimento dei carabinieri nel quartiere Corvetto di Milano ha sollevato dubbi sul comportamento che le forze dell'ordine devono tenere in caso di fuga di un sospetto. Non esistono delle vere e proprie "regole d'ingaggio" ma la precedura da seguire rientra nelle tecniche operative di carabinieri e polizia, che sono obbligati a intervenire in caso di fuga.

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L'obiettivo, come esplicitato dal codice penale, è quello di far desistere il fuggitivo da un comportamento che possa essere pericoloso per sé, per le forze dell'ordine e per tutte le persone che si trovano sulla strada. In ogni caso quando ci si trova in un inseguimento bisogna per quanto possibile evitare collisioni con il veicolo inseguito e allo stesso tempo con gli altri mezzi che si trovano lungo la strada.

Per farlo i militari devono comunicare costantemente la propria posizione ai colleghi della centrale operativa, in modo da predisporre eventualmente dei posti di blocco lungo la possibile direzione del sospetto. Nel caso dell'inseguimento di Ramy, la gazzella aveva installata anche una dashcam, una strumentazione che non è in dotazione ma era di proprietà del capopattuglia e quindi può diventare utile in caso di ricostruzione dell'accaduto.

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Vincenzo Romeo, segretario generale nazionale PSC Assieme, associazione sindacale dei carabinieri, ha spiegato ad Affaritaliani.it che "se all’alt dei militari, che avviene con segnali sempre visibili, il mezzo scappa, a quel punto diventa sospetto". Il carabiniere è quindi “tenuto a inseguire il mezzo perché ha il dovere di mettere tale persona in sicurezza”.

Detto questo, "quando si segue un mezzo in fuga, bisogna rispettare le regole stradali, come i semafori, e stare attenti a non investire nessuno". Le stesse regole però non valgono sempre anche per il fuggitivo. Quando il rischio è troppo alto per i pedoni o altri veicoli quindi "si sacrifica la propria autovettura per fermare il fuggitivo senza mettere in pericolo la sua salute".

Per quanto riguarda l'uso della forza in caso di arresto, fatto anche questo che ha dato origine a grandi polemiche, è gestito dall'art. 53 del Codice Penale. L'articolo stabilisce che non è punibile il «Pubblico Ufficiale (appartenente alla forza pubblica e autorizzato a far uso delle armi e degli altri mezzi di coazione fisica) quando al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio fa uso ovvero ordina di fare uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica (sfollagente, cani, idranti, gas lacrimogeni), quando vi è costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza all’Autorità».
Sono presupposti essenziali: 
    1    l'essere in corso di una violenza o una resistenza (uno dei delitti indicati dall’art. 53 c.p.: strage, naufragio, sommersione, disastro aviatorio, disastro ferroviario, omicidio volontario, rapina a mano armata, sequestro di persona);
    2    il pubblico ufficiale agisce al fine di adempiere un dovere;
    3    l’uso delle armi o dei mezzi di coazione fisica è necessario e proporzionato

Inutile aggiungere che si tratta quindi di norme che purtroppo apriranno sempre delle discussioni dato che lasciano spazio ad interpretazioni su quanto accaduto.

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