Cronache

Roma, assoluzioni in coppia. Tocca a Raggi e all'ex assessore Sergio Marchi

Definitiva l'assoluzione della Raggi nel processo sulla nomina di Renato Marra. Assolto in secondo grado Marchi per la sua nomina a vice dg dell'Arpa Lazio

È diventatata definitiva la sentenza di assoluzione nei confronti del sindaco di Roma, Virginia Raggi, nel processo sulla nomina di Renato Marra. E in secondo grado è stato assolto anche l'ex assessore Sergio Marchi.

La procura generale presso la Corte d'appello non ha infatti presentato ricorso in Cassazione, così la sentenza di secondo grado del 19 dicembre scorso è passata in giudicato. Quel giorno, erano stati i giudici d'appello della seconda sezione penale a confermare l'assoluzione ottenuta in primo grado dalla Raggi dall'accusa di falso in atto pubblico nel processo scaturito dalla nomina (congelata e poi revocata) di Renato Marra, fratello di Raffaele (all'epoca capo del Personale in Campidoglio), alla guida della Direzione Turismo. Era stata così confermata la sentenza del tribunale che il 10 novembre del 2018 assolse la sindaca con la formula "perchè il fatto non costituisce reato". 

E a caldo il sindaco, sentito dall'AdnKronos, sostiene che si tratti di "una vittoria di tutti i cittadini che mi sono stati al fianco. In questi quattro lunghi anni non mi sono mai sottratta alle udienze, perché ho sempre avuto fiducia nella giustizia. Questa notizia è la conferma che ho agito con la massima trasparenza e con l'amore che provo nei confronti della mia città e dei cittadini. È anche una bella notizia per Roma che rialza la testa dopo anni di scandali", conclude.

Accusati e accusatori: assolto anche Sergio Marchi

E' stato assolto in secondo grado l’ex assessore comunale Sergio Marchi, perché il fatto non sussiste. Marchi era stato denunciato da alcuni consiglieri regionali del M5S per presunte irregolarità nella sua nomina a vice direttore dell’Arpa Lazio, l’agenzia regionale che si occupa di monitoraggi e di controlli ambientali, di cui nel 2014 era diventato vice direttore generale dopo aver partecipato alla relativa selezione pubblica. Ma a sentire i grillini ci sarebbe stato un vizio nella procedura di nomina, consistente nell'aver applicato lo Statuto regionale e non la legge istitutiva dell’Arpa del 1998. La quale prevedeva una competenza diretta sulle nomine da parte del Consiglio. In base a questa presunta illegittimità, Marchi era stato condannato in primo grado con rito abbreviato.

Ora però la Corte d’Appello ha ribaltato il quadro, riconoscendo la piena regolarità della procedura, e dunque la legittimità dell’incarico ricoperto dal 52enne avvocato romano. La richiesta di assoluzione è stata avanzata dalla stessa Procura generale, la Corte d’Appello ha confermato.

“Per mia formazione giuridica e professionale, appartengo a quella categoria di persone che ritiene che le sentenze non si commentino, ma si applichino”, dichiara Marchi. “Ma il pronunciamento di oggi mi fa particolarmente piacere. E testimonia una volta di più il fatto che il mio percorso professionale sia sempre stato limpido e specchiato. Sia quando ho ricoperto incarichi politici elettivi, militando nelle fila di Alleanza Nazionale, della Destra e di Fratelli d’Italia. Sia quando ho avuto la responsabilità di vertice amministrativo in una agenzia regionale. È la fine di un incubo durato due anni, che mi dà ancora più forza per l’impegno quotidiano nel mio lavoro. E per contribuire a regalare a Roma un destino migliore di quello che la Capitale ha conosciuto negli ultimi anni”, aggiunge.