Cronache

Santanchè, allo scoperto il supertestimone: "In Ki-Group c'è un'altra truffa"

Di Redazione Cronache

La società del biofood, ora in liquidazione, aveva ricevuto aiuti per 2,7 milioni. Un ex agente: "In realtà l'azienda aveva chiuso i rubinetti molto prima"

Santanchè, parla un ex agente di Ki Group: "Non è stata colpa del Covid..."

I guai per Daniela Santanchè e le sue aziende continuano e ora spunta anche un supertestimone che rischia di complicare ulteriormente le cose per la ministra del Turismo. Fino ad agosto 2020 e per ben 22 anni Stefano Banzi è stato agente per il Lazio della società del biofood Ki Group Srl per la quale il 9 gennaio scorso il Tribunale fallimentare ha dichiarato la liquidazione giudiziale. Altre istanze pendono su Bioera e Ki Group Holding, ma sulla Srl guidata fino a due anni fa dalla senatrice di Fratelli d’Italia - si legge su Il Fatto Quotidiano - la Procura di Milano ha un fascicolo che è in stadio meno avanzato ma potrebbe raddoppiare l’accusa di bancarotta in capo. "Certo che ho letto di Visibilia e della truffa sulla cassa Covid, ma - svela l'ex agente e lo riporta Il Fatto - come altro si possono chiamare 2,7 milioni di aiuti pubblici a una società andata in crisi per tutt’altro?".

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Per l’ex agente, e non solo lui, - prosegue Il Fatto - era una truffa anche il prestito Covid ricevuto nel 2021 da Invitalia attraverso il Fondo Patrimonio Pmi per risollevarsi dalla pandemia. Di fronte allo stato di insolvenza, per un passivo di oltre 8,6 milioni di euro, Santanchè si è sempre difesa sostenendo che in Ki Group non aveva ruoli operativi. A smentirla però ci sono filmati e messaggi whatsapp con la referente dei commerciali, Monica Lasagna. “Finché ci sono stato io – insiste Banzi e lo riporta Il Fatto – lei era presidente del cda e finché c’era un amministratore non presenziava direttamente alle riunioni con noi. Nelle ultime invece, al tempo del Covid, lei non solo era presente ma ci dava personalmente le direttive e ci spingeva a vendere. A noi però ci veniva da ridere: se non hai la merce perché non paghi i fornitori, cosa diavolo vendi?”.

Ed ecco il punto delicato di tutta la faccenda, soprattutto alla luce della chiusura indagini sulla cassa integrazione di Visibilia Editore chiesta all’Inps per dipendenti che lavorano lo stesso che avvicina ora l’imputazione per truffa. “In realtà - sostiene questo ex agente e lo riporta Il Fatto - la società aveva chiuso i rubinetti molto prima del Covid per i quali ha chiesto e ottenuto quegli aiuti pubblici".