Cronache

Stupri a Caivano, lo Stato militarizzi la zona e tolga i minori dalle famiglie

Di Elisabetta Aldrovandi *

In un quartiere dove dilaga la criminalità "vivere" è quasi un attimo di eroismo. Ora c'è chi invoca lo "Stato": ma che potere ha se il male è dentro le case?

Pochi giorni fa, il presunto stupro di due bimbe di 10 e 12 anni, che pare siano già state violentate chissà quante volte. I probabili colpevoli sono quasi tutti minorenni anch’essi, molti addirittura infra quattordicenni. L’omertà della gente, per paura di ritorsioni, è calata immediatamente come il sipario al termine di uno spettacolo teatrale. Ma ha scoperchiato un vaso il cui contenuto era noto ma che si fingeva di ignorare: ossia, tanti bambini che vivono in famiglie degradate, dove regna l’illegalità e dove il rispetto delle regole, prima fra tutte quella di andare a scuola, è un concetto sconosciuto e irriso.

Ora, dopo gli ultimi fatti, si invoca lo “Stato”. Dov’è lo Stato a Caivano?, si chiedono in tanti. Beh, un sindaco e assessori ci sono, c’è la polizia municipale, ci sono i servizi sociali e le forze dell’ordine. Ma che potere hanno le istituzioni se il male è dentro le case, si respira nell’aria, fa parte del vivere quotidiano? Come si costringe qualcuno al rispetto delle leggi se quelle leggi comportano obblighi e doveri su cui quel qualcuno sputa ogni giorno, perché in una settimana di spaccio, furti e rapine guadagna tanto quanto un lavoratore onesto guadagna in un anno?