Cronache

Terremoto Irpinia, 40 anni fa la scossa che distrusse Campania e Basilicata

40 anni fa il terremoto in Irpinia provocò 3mila vittime, più di 8mila feriti e 300mila sfollati. Una ferita ancora aperta per Campania e Basilicata

40 anni fa il terremoto in Irpinia provocò 3mila vittime, 8848 feriti e 300mila sfollati. Alle 19.34 del 23 novembre 1980 la scossa di magnitudo 6.9 della scala Richter distrusse interi comuni tra Campania centrale e Basilicata centro- settentrionale. 

Terremoto Irpnia, una catastrofe per Campania e Basilicata

La scossa ebbe un ipocentro di circa 10km di profondità, colpì un'are di 17mila km quadrati che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, posta a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti (X grado della scala Mercalli) furono quelli di Castelnuovo di Conza (Sa), Conza della Campania (Av), Laviano (Sa), Lioni (Av), Sant'Angelo dei Lombardi (Av), Senerchia (Av), Calabritto (Av) e Santomenna (Sa). 

Gli effetti, tuttavia, si estesero a una zona molto più vasta interessando praticamente tutta l'area centro meridionale della penisola: molte lesioni e crolli avvennero anche a Napoli, interessando molti edifici fatiscenti o lesionati da tempo e vecchie abitazioni in tufo, a Poggioreale crollò un palazzo in via Stadera, probabilmente a causa di difetti di costruzione, causando 52 morti. Crolli e devastazioni avvennero anche in altre province campane e nel potentino, come a Balvano dove il crollo della chiesa di S. Maria Assunta causò la morte di 77 persone, di cui 66 bambini e adolescenti che stavano partecipando alla messa.

Terremoto Irpinia, le province distrutte

I resoconti dell'Ufficio del Commissario Straordinario hanno quantificato i danni al patrimonio edilizio. È risultato che dei 679 comuni che costituiscono le otto aree interessate globalmente dal sisma (Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia), 506 (il 74%) sono stati danneggiati. Le tre province maggiormente sinistrate sono state quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Trentasei comuni della fascia epicentrale hanno avuto circa 20.000 alloggi distrutti o irrecuperabili. In 244 comuni (non epicentrali) delle province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Foggia, Napoli, Potenza e Salerno, altri 50.000 alloggi hanno subito danni da gravissimi a medio-gravi. Ulteriori 30.000 alloggi lo sono stati in maniera lieve. 

L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito; i primi telegiornali parlarono di una "scossa di terremoto in Campania" dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Da una prospezione effettuata nella mattinata del 24 novembre tramite un elicottero vennero rilevate le reali dimensioni del disastro. Uno dopo l'altro si aggiungevano i nomi dei comuni colpiti; interi nuclei urbani risultavano cancellati, decine e decine di altri erano stati duramente danneggiati.

Terremoto Irpinia, la ricostruzione

Oggi in quei territori la ricostruzione è quasi completata, ma il quarantennale restituisce ancora ricordi drammatici. Come si apprende da Tgcom24, non solo per i lutti e le rovine, ma anche per i gemiti che nei giorni successivi al terremoto continuavano a salire dalle macerie a causa dei ritardi nei soccorsi, che l'allora presidente della Repubblica Sandro Pertini denunciò con voce alta e fermissima. E ancora, per l'esasperante lentezza che ha accompagnato il processo di ricostruzione delle case, mentre continuava a risuonare il lamento degli sfollati, accampati via via, con l'imperversare del freddo e della neve, dapprima nelle tende e nei vagoni ferroviari, poi nelle roulotte, poi nei container, fino a quando un prefabbricato sembrò un'abitazione vera, per quanto precaria. E, infine, per le ruberie di tanti sciacalli, scolpite in decine di inchieste giudiziarie, che hanno allungato le mani sulle ingentissime risorse stanziate dallo Stato - oltre 50mila miliardi di lire, risulta nella relazione conclusiva presentata nel 1991 dalla Commissione parlamentare d'inchiesta, presieduta da Oscar Luigi Scalfaro - ridimensionando ai minimi termini, in particolare, il futuro di sviluppo industriale che era stato disegnato per quelle aree.

Terremoto Irpinia, Mattarella: "Il Paese seppe unirsi e risollevarsi" 

"Sono trascorsi quarant'anni dall'immane tragedia provocata dal terremoto che devastò l'Irpinia e la Basilicata, colpendo anche parte della Puglia. Quasi tremila persone morirono sotto le macerie delle proprie case, o in conseguenza delle distruzioni di edifici. Tante vite non poterono essere salvate per le difficoltà e i ritardi nei soccorsi". Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Il numero dei senzatetto si contò in centinaia di migliaia: sofferenze, disperazione, sacrifici che si sono prolungati per anni nel percorso di ricostruzione. Nella ricorrenza del più catastrofico evento della storia repubblicana desidero anzitutto ricordare le vittime, e con esse il dolore inestinguibile dei familiari, ai quali esprimo i miei sentimenti di vicinanza", prosegue il capo dello Stato.

"Anche il senso di comunità che consentì allora di reagire, di affrontare la drammatica emergenza, e quindi di riedificare borghi, paesi, centri abitati, e con essi le reti di comunicazione, le attività produttive, i servizi, le scuole, appartiene alla nostra memoria civile. Profonda è stata la ferita alle popolazioni e ai territori. Immensa la volontà e la forza per ripartire". "La Repubblica venne scossa da quel terremoto che aveva colpito aree interne e in parte isolate del nostro Paese ma tutto il Paese seppe unirsi e, come è accaduto in altri momenti difficili, l'impegno comune divenne la leva più forte per superare gli ostacoli - ricorda -. Le istituzioni democratiche trassero lezione dalle fragilità emerse: dopo quel 23 novembre 1980 nacque la Protezione civile italiana, divenuta nel tempo struttura preziosa in un Paese così esposto al rischio sismico e vanto per professionalità e capacità organizzative".