Cronache
Trattativa Stato-Mafia, confermata l'assoluzione per vertici Ros e Dell'Utri
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La prima udienza nel processo di primo grado si tenne il 27 maggio 2013 a Palermo in Corte d'Assise, presieduta da Alfredo Montalto. Il verdetto venne fuori cinque anni dopo, il 20 aprile 2018, nell'aula bunker del Pagliarelli al termine di oltre quattro giorni di camera di consiglio, e sancì che la trattativa c'era stata e aveva rilevanza penale.
Boss e politici furono dichiarati colpevoli del reato di minaccia e violenza al corpo politico dello Stato. La trattativa, secondo quel primo grado, sarebbe stata intavolata dai carabinieri fino al 1993, dall'anno successivo in poi dall'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri.
Furono condannati a 12 anni di carcere, oltre a Dell'Utri, i generali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni e il boss Antonino Cinà; a 28 anni Leoluca Bagarella, la pena più pesante. Otto anni al colonnello Giuseppe De Donno. Stessa pena per Massimo Ciancimino, accusato di calunnia nei confronti dell'allora capo della polizia Gianni De Gennaro, mentre fu assolto dall'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Prescrizione per Giovanni Brusca. Assolto l'ex ministro Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza.
La sentenza d'appello, giunta il 23 settembre del 2021, ribalta tutto. Dopo tre giorni di camera di consiglio, nell'aula bunker del Pagliarelli, manda assolto Dell'Utri, "per non avere commesso il fatto" e gli ufficiali del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, "perché il fatto non costituisce reato". Pena leggermente ridotta a 27 anni al boss Leoluca Bagarella; confermati i 12 anni al medico mafioso Antonino Cinà, fedelissimo di Bernardo Provenzano.