Cronache
Ungdcec: un percorso per avvicinare i giovani al mondo delle società pubbliche
De Lise: "Le amministrazioni statali e territoriali sono un banco di prova formativa per i professionisti. Pronti a collaborare per un corso universitario".
"L’obiettivo dell’Unione nazionale giovani commercialisti è avvicinare i suoi iscritti alle realtà più importanti del territorio. Questo riguarda le imprese private ma anche le società pubbliche, che sono strutture talmente complesse da rivelarsi anche fortemente formative per i professionisti. Analizzare e studiare il bilancio di una società pubblica potrebbe rivelarsi importante anche per gli studenti che si avvicinano al mondo delle professioni. Per questo, come Ungdcec, siamo pronti a lavorare alla creazione di un percorso universitario ad hoc per spiegare agli studenti cosa sono e come si leggono i bilanci delle società pubbliche. Si tratta di documenti di estrema difficoltà, ma sono convinto che sia un nostro compito interessarsi alla cosa pubblica, che – sono certo – tornerà ad essere centrale e determinante nella fase che seguirà l’emergenza sanitaria”. Lo ha detto Matteo De Lise, presidente Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili, nel corso del webinar “Le società pubbliche: fenomenologia di una fattispecie ai tempi del Covid”, organizzato dall’Ungdcec con Università Mercatorum, Scuola nazionale dell’Amministrazione e Scuola di Alta formazione della Corte dei Conti.
Nel corso del webinar è stato presentato il volume “Le società pubbliche” (Edizioni Scientifiche Italiane) a cura di Franvesco Fimmanò, Antonio Catricalà e Raffaele Cantone.
“Le società pubbliche, che costituiscono ormai una vera e propria ‘fattispecie’, avranno un ruolo decisivo soprattutto nell’ambito che riguarda la spesa dei fondi del recovery fund”, ha sottolineato il professor Fimmanò, vicepresidente della Corte dei Conti e direttore scientifico dell'Università Mercatorum.
“La privatizzazione degli anni Novanta ci ha privato di grandi realtà che hanno avuto un ruolo importante, oggi una società come la Sip sarebbe utilissima. In questo periodo storico - ha aggiunto Fimmanò - stiamo vivendo un ritorno al passato, a circa un secolo fa: la specializzazione sta infatti cedendo il posto alla multisettorialità, perché il mondo cambia molto velocemente e si stanno affermando ambiti finora di secondo piano come il legal tech, una sorta di rapporto tra informatica e legale”.
Filippo Patroni Griffi, presidente del Consiglio di Stato, ha evidenziato come “il settore delle società pubbliche va sempre più configurandosi come una sorta di subordinamento. Ci troviamo di fronte a un settore a parte del diritto che incrocia commerciale, civile, lavoro, penale e amministrativo con caratteristiche interdisciplinari. Insomma, un fenomeno di grande interesse, le cui ricadute politiche furono sottolineate già decenni fa, ma che presenta un problema di gestione evidente. E intanto già emergono nuovi fenomeni e nuovi assetti come le fondazioni, che renderanno la situazione ancor più complessa”.
Per Antonio Catricalà, già presidente dell’Autorità per la concorrenza, “la nascita dell’Iri nel 1933 permise all’Italia di avere un grande ente pubblico con la missione di occuparsi di politica industriale. Sembra un ossimoro, eppure il miracolo economico dipese molto da questa iniziativa. Oggi ci troviamo in una situazione simile, il Covid lascerà macerie e noi dobbiamo ricostruire proprio in questo modo. Un ruolo importante potrà averlo Cassa Depositi e Prestiti, che deve promuovere le migliori iniziative del Paese, avendo gli strumenti e le risorse per farlo. Si dovrà investire in molti settori ma soprattutto in infrastrutture: dobbiamo tornare a costruire, lavorare per gli altri e per il sistema in sé. Servirà un modello pubblico con una gestione finanziaria privatistica”.
Raffale Cantone, procuratore capo della Repubblica presso il Tribunale di Perugia e già presidente dell’Anac, ha rimarcato che “nel nostro sistema, l’anticorruzione è una branca del diritto amministrativo. Non è un sistema a 360 gradi ma si rivolge alle amministrazioni pubbliche con misure che sono tipicamente di diritto amministrativo. E lo fa in una logica di ritenere che quelle misure possano in qualche modo limitare gli effetti dei fatti corruttivi. È vero che la corruzione spesso è legata al singolo delinquente, ma è altrettanto vero che quel delinquente trova condizioni ottimali all’interno dell’amministrazione. Su queste condizioni si può intervenire con regole di tipo preventivo”.