Cronache

Unicef, il cognato di Renzi smentisce le accuse: "Mistificazione della verità"

Marco Zonetti

Andrea Conticini, marito di Matilde Renzi, respinge ogni addebito e i legali annunciano querele. E intanto gli accusatori si negano ai pm

Il cognato di Matteo Renzi, Andrea Conticini, è sul piede di guerra. Finito nella bufera mediatica - a maggior ragione in quanto parente acquisito dell'ex premier Pd - assieme ai due fratelli oggetto dell'inchiesta che li vede coinvolti, affida l'incarico ai suoi legali di rilanciare un duro comunicato stampa. "Tutto falso, ora basta. Annunciate querele ed azioni giudiziarie a chi ne infanga nome e reputazione" fanno sapere infatti Federico Bagattini e Lorenzo Pellegrini, avvocati difensori dei fratelli Conticini (Alessandro, Andrea per l'appunto, e Luca).

Secondo il comunicato, i tre fratelli "quereleranno ed agiranno nelle sedi giudiziarie per il risarcimento dei danni contro i giornali (direttori e articolisti) e tutti coloro che in questi giorni li stanno gravemente diffamando attraverso una artata e strumentale torsione dei fatti e mistificazione della verità".

Riporta il Messaggero: "La questione riguarda l'inchiesta di Firenze sui fondi per la cooperazione in Africa donati da Unicef e Fondazione Pulitzer più altre ong alla società Play Therapy Africa ltd. L'inchiesta è per riciclaggio e appropriazione indebita e vede indagati i Conticini".

A parere dei legali dei Conticini, nella vicenda sono stati falsamente omessi o travisati ben undici assunti, precisando inoltre che «Alessandro, Andrea e Luca Conticini non sono imputati in alcun procedimento penale e sono incensurati».

Sempre dal comunicato stampa, si apprende un altro punto cruciale: «Andrea Conticini (cognato di Matteo Renzi ndr) e Luca Conticini non hanno mai preso parte alle attività lavorative del fratello Alessandro» e inoltre «gli investimenti fatti da Alessandro Conticini sono stati effettuati coi propri personali guadagni, frutto del proprio lavoro, e risparmi».

Lo stesso cognato dell'ex segretario Pd e l'altro fratello Luca, sempre secondo il comunicato stampa diffuso dai legali, «non hanno mai ricevuto né beneficiato di alcuna retribuzione o remunerazione né da parte di Play Therapy Africa Ltd né di Alessandro Conticini».

Tutto ciò, puntualizzano i due legali, «non solo è stato puntualmente documentato alle Autorità inquirenti, ma è anche ben chiaro ai prestigiosi attori internazionali, i quali hanno sempre approvato ed apprezzato il lavoro di Alessandro Conticini».

Sottolineando inoltre che «con la procura vi è massima collaborazione da parte dei Conticini», gli avvocati fanno sapere inoltre che la condotta e le azioni poste in essere da Play Therapy Africa e di consulenti, dipendenti e collaboratori, assieme ai risultati, «sono stati costantemente monitorati e validati (anche mediante audit) dai finanziatori», e che «le capacità professionali di Alessandro Conticini e di tutti gli altri collaboratori di Play Therapy Africa Ltd, i risultati scientifici raggiunti, l'opera umana è stata riconosciuta non solo dai committenti ma anche dalla comunità scientifica internazionale e dalle più importanti e prestigiose Università del mondo».

Intanto, parallelamente alle precisazioni dei legali dei tre fratelli Conticini, è in atto un giallo internazionale riguardante proprio l'impianto accusatorio allestito contro la famiglia acquisita di Matteo Renzi. Come si legge in un articolo di Massimo Malpica pubblicato sul Giornale, sul sito web della Play Therapy Africa si legge: "un disclaimer degli ex direttori, Monika Jephcott - attuale responsabile di Play Therapy International - e Jeff Thomas, che affermano di essersi dimessi e di non avere responsabilità per il modo in cui la Pta gestiva i propri affari, oltre a dare notizia della revoca dell'affiliazione della Pta".

E ancora: "Siamo in grado di mettere a disposizione dei pm di Firenze i documenti, le mail, le prove che pensiamo potrebbero essere utili per permettere loro di capire cosa sia successo con Play Therapy Africa Ltd. Quando e se ci verrà chiesto per vie ufficiali dai procuratori o dai giudici di Firenze parleremo con loro attraverso i nostri avvocati e, sempre attraverso canali ufficiali, daremo loro le mail, i documenti e elementi di prova che potrebbero essere utili".

Peccato però che la succitata Monika Jephcott, al momento decisivo, si sia poi rifiutata di rispondere alla chiamata dei pm fiorentini, negandosi di fatto. Uno sviluppo piuttosto peculiare nella vicenda che certo non depone esattamente a favore degli accusatori dei Conticini e che getta una livida luce su tutta la vicenda.