Cronache

Ustica? Una "punizione" all’Italia. Una nuova versione sulla strage. IL LIBRO

di Gabriele Penna

Una vendetta per i rapporti di troppo con il mondo arabo e l’ambiguità nei confronti degli americani. Ustica 40 anni dopo svela un altro tipo di racconto

L’Itavia Flight 870 trasportava barre di uranio destinate alla Libia e al Pakistan. Sarebbe questo il motivo dell’abbattimento “deliberato” del 27 giugno del 1980, sopra i cieli di Ustica. A scriverlo è Paolo Cucchiarelli che propone fra le pagine del suo libro “Ustica & Bologna, attacco all’Italia”, una nuova versione dei fatti. Cucchiarelli esclude che il bersaglio potesse essere Gheddafi, non presente in volo nelle zone del Dc9 italiano, come ricostruito in questi 40 anni. Esce fuori un altro tipo di racconto, a una settimana dalla pubblicazione dell’inchiesta di Rai News24, che ha ripulito un file audio in cui si sente pronunciare dal pilota la frase “Guarda cos’è”, un attimo prima del disastro.

finestrino fusoJPGIl finestrino fuso dopo la "sfiammata". Dal libro di Paolo Cucchiarelli
 

L’Ipotesi formulata è basata sull’associazione della strage di Ustica e la strage di Bologna: insieme avrebbero costituito un attacco diretto all’Italia. Ma su quali documenti si poggia questa inedita versione? “Su una serie di riscontri oggettivi”, dice Cucchiarelli. Che parte proprio dalla voce ripulita del pilota. Il “Guarda cos’è” sarebbe stata la sfiammata del caccia calato sul muso del Dc9. Questa prima fase dell’attacco, sarebbe provata da “evidenze” come le foto della giacca bruciata del pilota, poi scomparsa; dalle prime file danneggiate dietro la cabina di comando e dalla plancia fusa. La seconda fase dell’attacco sarebbe stata laterale al volo civile “sfiammando” anche il finestrino del Dc9, ritrovato fuso e piegato verso l’interno, dopo il recupero nelle acque siciliane.

la palnciaLa plancia "sfiammata". Dal libro di Paolo Cucchiarelli
 

L’operazione non doveva lasciare traccia e l’ipotesi di un missile non è possibile – dice Cucchiarelli - perché avrebbe distrutto la carlinga, ritrovata invece in mare nelle operazioni di recupero del velivolo. Si trattava di un avvertimento all’Italia che per tutti gli anni 70 aveva portato avanti una politica estera ambigua, vendendo tecnologia nucleare anche a chi non avrebbe dovuto, come l’Iraq di Saddam Hussein, da cui ci interessava soprattutto il petrolio. Come poi si sarebbe capito, fare affari con i nemici degli americani non era gradito. Un monito inquietante anche per chi oggi allarga lo sguardo nel profondo oriente.