Vaccini e piccolo Charlie: due casi analoghi?
La scienza deve fornire alla politica gli strumenti per decidere
La scienza, come di sa, non è democratica.
Tutta la recente polemica sulla reintroduzione dell’obbligo per i vaccini verte su questa affermazione e cioè sul fatto che la scienza non ritiene ci siano conseguenze sanitarie per i vaccini e la politica, almeno l’attuale maggioranza parlamentare, ritiene che per motivi di sanità pubblica sia stato corretto agire come si è fatto.
Dall’altro lato si è avuto, in singolare concomitanza, il caso del piccolo Charlie Gard, che è stato in qualche modo “costretto” ad essere staccato delle macchine perché affetto da una patologia rarissima e ingestibile.
Il caso ha commosso il mondo e di mezzo c’è di nuovo la scienza.
Personalmente ritengo che nel primo caso sia stata una buona cosa aver reintrodotto l’obbligo dei vaccini mentre nel secondo caso trovo assurda l’ingerenza dello Stato nella vicenda familiare.
Cosa li differenzia?
Per i vaccini c’è un problema di sanità pubblica dove la libertà di scelta individuale è limitata dal bene pubblico, mentre nel caso del bambino inglese non si vede proprio dove sia il “bene pubblico” e si percepisce una forte ingerenza dello Stato nella vita privata.
Quindi si tratta in realtà di due casi diversi in cui la scienza si deve limitare a fornire la sua versione che la politica, cioè lo Stato, deve utilizzare al meglio.