Vicenda Cappella Sistina: entra anche Monsignor Ravasi
Il Cardinal Ravasi ha presentato una festa svoltasi con abiti succinti
Gianfranco Ravasi, cardinale e persona di grande influenza, entra in scena, anche se non direttamente coinvolto nella indagine, a proposito del nuovo scandalo che ha colpito la Chiesa Cattolica, e cioè quello del Coro della Cappella Sistina.
Ne avevamo già parlato qui: https://www.affaritaliani.it/cronache/papa-francesco-autorizza-indagine-sul-coro-sistino-559919.html
Ma ora c’è una importante novità.
Si apprende infatti che l’indagine ha avuto inizio da una festa che si è svolta nel maggio scorso a New York, a cui il maestro del coro della Cappella Sistina, Massimo Palombella, ora sotto inchiesta, aveva partecipato al Metropolitan Museum. In questa festa si sono scattati molti selfie, tra cui uno in cui il mastro cantore vaticano compare in compagnia della cantante americana Rihanna.
Poiché partecipava anche il coro di voci bianche, i cosiddetti “pueri”, i genitori hanno protestato con la Segreteria di Stato del Vaticano e con monsignor Georg Gänswein, prefetto della casa pontificia, perché la festa non è loro apparsa appropriata per dei bambini.
Però non è solo la festa ad essere messa sotto accusa. Lo è anche il comportamento del maestro di cappella nei confronti dei ragazzini stessi. Si parla di maltrattamenti, e qui interviene il nunzio apostolico Mario Giordana, che in una prima relazione riporta anche di abusi.
La cosa clamorosa però è che la festa newyorchese discinta e molto mondana che aveva sconvolto i genitori dei piccoli è stata presentata ufficialmente da monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. Ravasi non si limitò all’autorizzazione, ma ne lodò la mondanità. Scrisse infatti -come riporta il Corriere della Sera: “Parafrasando un filosofo materialista dell’800 che diceva ‘L’uomo è ciò che mangia’, io dico che l’uomo è ciò che veste. Già dalla Bibbia si capisce che Dio è il più grande sarto; capitolo terzo versetto 20, Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì”. Se questo è vero, Ravasi avrebbe allora fatto bene a vigilare sui vestiti presenti alla festa per non destare sconvenienza, oltre che citare il solito dotto brano, questa volta in versione sartoriale.
Insomma Ravasi ha avallato, e supportato, una festa sfarzosa, piena di abiti succinti e comunque non adatta alla presenza dei piccoli cantori.
Un vero passo falso per il sussiegoso cardinale e per Papa Francesco che ogni giorno c’ha qualche nuova gatta da pelare e non sa più che pesci prendere.
Certamente però, se gli “scandali” evangelici devono avvenire, il Papa non si aspettava questa continua sequela di problemi che sta degradando a vista d’occhio l’immagine della Chiesa.
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