Cronache

Villa Inferno, nuove testimonianze: spuntano 30 nomi della Bologna bene

Nuovi aneddoti spuntano sui festini di Villa Inferno: cocaina, ragazze minorenni e 30 nomi della Bologna bene (immobiliaristi, manager, avvocati, figlie della buona borghesia bolognese, ultrà della virtus, un tassista, un dj, escort gettonate e alcuni addetti alla sicurezza aziendale). I ricordi della 17enne su Luca Cavazza (ex candidato della Lega): “Tutti avevano portato della bamba”.

Continuano le indagini, l’inchiesta non è ancora chiusa e finora vede 8 indagati da parte del pm Stefano Dambruoso e degli uomini del nucleo operativo dei carabinieri di Bologna Centro, riguardo al presunto giro di prostituzione e spaccio che la settimana scorsa ha portato in cella l’imprenditore edile Davide Bacci e agli arresti domiciliari Luca Cavazza, ultrà della Virtus di basket e candidato con la Lega (non iscritto) alle ultime regionali.

La minorenne, che con i suoi racconti ha dato il via alle indagini sui festini di Villa Inferno, ha fatto i nomi di una trentina di persone le cui posizioni sono ora al vaglio degli inquirenti e altre magioni del vizio sarebbero state individuate dagli investigatori.

L’inchiesta dunque va avanti, anche per rendere giustizia alla ragazzina diciassettenne precipitata in quest’incubo già prima del lockdown: il suo ingresso a Villa Inferno, insieme a un’amica di due anni più grande di lei, risale al primo marzo. Così, si legge su Dagospia, lo racconta lei stessa ai carabinieri: “Luca Cavazza mi aveva convinto a seguirlo. Da lui avevo appreso che ci saremmo fatti una fattanza, cioè Bacci ci avrebbe dato della coca. E infatti, appena arrivati, io ho visto che c’erano una decina di persone tra ragazzi e ragazze che stavano pippando. Tutti avevano portato della bamba, noi abbiamo tirato ma nessuno ci ha costrette”.

L’inchiesta è partita nel febbraio scorso, grazie alla mamma-coraggio della ragazzina, che il 26 si presentò in caserma per denunciare una situazione ormai insostenibile: “Mia figlia si droga, si allontana continuamente da casa, non ce la faccio più, non riesco a gestirla”, e accenna a dei video che è riuscita a intercettare nel cellulare della figlia. Video di “pornografia domestica”, li definisce il Gip Letizio Magliaro. 

L’ipotesi dell’accusa è che la diciassettenne sia stata convinta a compiere gli atti sessuali in cambio di denaro e stupefacenti. “E dicevano pure di volermi bene”, ha singhiozzato lei davanti ai carabinieri quando ha deciso infine di raccontare quello che aveva subìto, mostrando loro tutti quei video sul cellulare.