Culture

A Macerata Campania carri, falò e bottari per onorare Sant'Antuono

Eduardo Cagnazzi

Una Festa presentata in Corea del Sud nel corso di un forum delle Ong sulla salvaguardia del patrimonio immateriale mondiale.

In Italia si registra una vera e propria venerazione per Sant’Antonio Abate: basta passare in rassegna i numerosi riti organizzati in suo onore il 17 gennaio, data della sua morte. Eppure, leggendo la sua biografia si scopre che il santo, un eremita egiziano vissuto nel IV secolo dopo Cristo, non ha alcun rapporto con il nostro Paese. Ciononostante sono tanti gli eventi che gli si dedicano. Dalla Focara di Novoli, in provincia leccese, considerata il falò più alto del Mediterraneo, alle manifestazioni nel Casertano tra Macerata Campania e Portico di Caserta. E’ qui che si ricorda Sant’Antonio Abate (Sant’Antuono) con una serie di eventi che raggiungono i tratti più caratteristici della tradizione popolare con l’allestimento dei carri, le Battuglie di Pastellessa (gruppi di suonatori, termine legato al piatto tipico locale, pasta con le castagne lesse); il suono delle botti e dei tini; la sfilata delle falci, segno della morte ma anche della rinascita, il ciclo della vita delle stagioni che si ripete; le palme, segno caratteristico delle origini egiziane del Santo. Un evento culturale, religioso e di interesse artistico, quello in onore di Sant’Antonio Abate, riconosciuto nel 2012 dal consiglio comunale di Macerata Campania che ha decretato la Festa e la Pastellessa “patrimonio culturale immateriale”, dichiarando la città “Paese della Pastellessa” come nuova denominazione del Comune. La stessa Regione Campania ha cofinanziato la Festa con i fondi per la rigenerazione urbana e la promozione del turismo. I carri addobbati con le pattuglie di uomini (Pastellessa) che suonano a percussione strumenti agricoli, creando dei ritmi travolgenti dai significati lontani e profondi che trasmettono la forza delle radici contadine sono infatti uno dei momenti più attesi del folclore di Terra di Lavoro che richiamano un numero sempre maggiore di visitatori e di turisti attenti alle tradizioni popolari provenienti da tutta Italia. Un evento presentato recentemente in Corea del Sud, insieme con il documentario “Libera nos a malo” dello scrittore-regista Luigi Ferraiuolo, dall’Associazione Sant’Antuono e le Pastellesse nel corso del forum delle Organizzazioni non governative accreditate presso l’Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale mondiale e che fa della cittadina casertana un luogo di interesse artistico, storico e religioso di estremo interesse. “La Festa, come la musica eseguita dai bottari maceratesi -spiega Vincenzo Capuano, segretario dell’Associazione e autore di un libro sulla fede e le tradizioni legate al Santo- ha un grande potenziale comunicativo ed è d’ispirazione per tante comunità, tanto da essere presa a modello ed emulata. Ma solo a Macerata Campania conserva il suo vero significato religioso, civile e culturale e le sue melodie più belle. Un ritmo eseguito dai maceratesi con lo scopo di allontanare il male, una musica contro il demonio che si rinnova di anno in anno, che non ha mai perso il suo ruolo di nucleo centrale di identità e coesione popolare, tramandata e insegnata ai bambini di padre in figlio, senza soluzione di continuità. Con fede, onore, rispetto e passione, i maceratesi portano avanti questa tradizione da secoli. E la musica di Sant’Antuono, in questo particolare contesto, non è solo uno straordinario esempio di musica primigenia ed espressione genuina del patrimonio sonoro italiano, ma è la storia tangibile e visibile di una grande civiltà, di un’identità e di un’appartenenza senza parti al mondo”.