Culture
Aldo Busi racconta "E baci": "Un’opera politica sia in senso proprio che figurato". E sul declino dell'editoria...

LE ULTIME NOVITA' SULLO SCRITTORE DI MONTICHIARI
IL LIBRO "E BACI" IN EDICOLA CON IL FATTO QUOTIDIANO DAL 24 SETTEMBRE
Aldo Busi da Dalai a Vintage (Rcs Libri) per il tascabile di "El especialista de Barcelona"
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di Aldo Busi
L’Editore sta per diramare un comunicato alle agenzie stampa, domani si saprà chi è (si tratta de Il Fatto Quotidiano, vedi box a destra; ndr). Diciamo che forse a suo tempo sarà anche in libreria, ma ormai i modi di vendita si stanno allontanando sempre di più dai luoghi deputati del passato visto che, d’altronde, vi si trovano solo le ultime pressatine commerciali e sempre meno titoli di catalogo...
Si provi a cercare un Busi a caso tra i miei quaranta titoli in edizione tascabile, 99 volte su cento lo si deve ordinare e 99 volte su 100 si passerà invano a ritirarlo... e la gente si sta abituando a servirsi direttamente da fornitori quali Amazon eccetera o dalle edicole stesse, che stanno ampliando la scelta con pubblicazioni invero autonome e all’avanguardia, di vera rottura e protesta, anche in senso di rischio di contenziosi legali, visto che la misura è colma e l’ipocrisia non conviene più nemmeno al popolo ormai talmente esasperato da essere pronto a una “primavera” a partire dall’imminente autunno.
L’editoria italiana dei grandi gruppi come dei piccini è talmente scaduta e omologata a un conformismo sentimentalistico ed eroticistico così grigio e scientemente censorio che mi stupisco sempre arrivi a pareggiare i conti fino alla stagione seguente. Si prendano i primi dieci titoli tra i libri più venduti e me ne si dica uno solo la cui lettura cambierebbe qualcosa in chi la fa se anche non l’avesse fatta.
“E baci”, di 578 pagine, se posso permettermi, è proprio un’opera a tutto tondo, non è affatto una semplice miscellanea, è un’opera politica sia in senso proprio che figurato con una cura maniacale dell’estetica del linguaggio in tutti i suoi registri, e sono felicissimo di avere ricevuto una proposta non più di dieci giorni fa da un Editore che ha fegato da vendere e, letto il testo, non mi ha mai una sola volta tormentato con quel refrain così tipico del curato italiano in abiti civili chiamato editor: “Ma questo non si potrebbe dire in un altro modo?”.