Culture

Artemisia Gentileschi, posticipata la mostra alla National Gallery di Londra

ANDREA CIANFERONI

Scoperto a Londra un dipinto del 1639 attribuito ad Artemisia Gentileschi. Se ne parla in un documentario prodotto in Italia dalla Delta Star Pictures

Non bastava la violenza sessuale subita a soli 17 anni dal maestro - pittore Agostino Tassi. Adesso Artemisia Gentileschi, da defunta, deve subire anche le nefaste conseguenze del Coronavirus, che ha costretto gli organizzatori, per evidenti ragioni sanitarie e logistiche, ad annullare la grande mostra che doveva inaugurarsi alla National Gallery di Londra il 4 aprile. Si può quindi affermare che Artemisia Gentileschi dopo essere stata assalita e disonorata nella sua vita, dimenticata per secoli, offuscata dagli snob artistici che preferivano suo padre Orazio, è diventata la prima vittima culturale del Coronavirus. Quattro secoli sono tanti per avere una grande e piena riabilitazione, ma Artemisia Gentileschi non ce l'ha, purtroppo, ancora. Del resto la National Gallery di Londra non aveva altra scelta che annullare l'evento, con opere che dovevano arrivare da tutto il mondo, in particolare dall’Italia.  Ma in questo tragico momento per l'umanità, emerge un raggio di sole almeno per la cultura.  E’ infatti stato scoperto recentemente a Londra un dipinto del 1639 attibuito ad Artemisia Gentileschi. Il noto restauratore britannico Simon Gillespie racconterà di questa sensazionale scoperta nell’opera audiovisiva “Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera”, film diretto da Jordan River e prodotto dalla Delta Star Pictures. Si tratta di un particolare Davide con la testa di Golia, che la famosa pittrice Gentileschi ha dipinto nel periodo di permanenza londinese alla corte del re Carlo I d’Inghilterra; grazie agli accurati lavori di restauro di Mr. Gillespie, è stata proprio la spada di Davide a svelare che questo capolavoro è stato dipinto quasi 4 secoli fa dalle mani di Artemisia. Il film documentario, che vede nel cast l’attrice Angela Curri (Braccialetti rossi 3; La mafia uccide solo d’estate 2; Raffaello, il principe delle arti) nel ruolo di Artemisia, ripercorre la vita della grande pittrice del ‘600 attraverso un viaggio onirico tra i suoi capolavori, oggi conservati nei più importanti musei del mondo (dal Detroit Institute of Arts al Palazzo Reale di Madrid fino alla Galleria Spada di Roma), nonché in collezioni private, come l’‘Aurora’ (ca. 1627), per la prima volta in un documentario Ultra HD 4K. Oltre al contributo del londinese Simon Gillespie, nel documentario sono presenti anche altre testimonianze inedite, come quella di Alessandra Masu, collezionista e storica dell’arte, che introduce alla riscoperta di Artemisia, e della direttrice della Galleria Spada Adriana Capriotti. Diverse anche le lettere di Artemisia che vengono analizzate nel documentario, dalle quali emerge il forte carattere dell’artista, grazie alla corrispondenza con collezionisti e personalità dell’epoca, tra cui Galileo Galilei. L’uscita del film “Artemisia Gentileschi, pittrice guerriera” era prevista per l’estate con Amazon Prime nel Regno Unito e in USA, mentre in Italia, in sala così come televisiva e sulle piattaforme, nella primavera di quest’anno, ma per via del Coronavirus essa subirà una diversa pianificazione; la produzione sta anche valutando una distribuzione contemporanea sia per l’Italia che a livello internazionale proprio perché, mai come nei periodi più difficili l’arte, come confermano anche numerosi studi scientifici, può aiutare le persone nella voglia di rinascita e nella necessità di riscatto interiore. Artemisia di ciò è sicuramente simbolo - non solo del femminismo mondiale, ma anche di quella forza capace di sprigionare il massimo e il meglio che un essere umano può emanare nelle coscienze, anche a distanza di molti secoli.  La grande mostra di Londra, ormai posticipata a data da definirsi, doveva anche includere, oltre alle opere pittoriche, cinque lettere provenienti dall’archivio di Casa Frescobaldi, la celebre dinastia fiorentina famosa in tutto il mondo per il vino. Le lettere, indirizzate da Artemisia Gentileschi all’amante Francesco Maria Maringhi, ricco rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia fiorentina, rivelano una storia a tratti torbida, di bellissima pittura, di denaro e di potere che in qualche modo ha influenzato alcune delle opere della celebre artista. Ambiziosa artista, amante degli uomini, del denaro e del potere, Artemisia è forse la prima donna nella storia ad aver ottenuto la sua indipendenza e successo attraverso la sua formidabile arte.  Figlia d’arte, il padre Orazio era un pittore di scuola caravaggesca, a soli 17 anni viene violentata dall’amico di famiglia e maestro Agostino Tassi e lo denuncia. L’accaduto non ostacola la carriera della giovane che ignora malelingue, continua a dipingere, dimostrando subito tutto il suo innato talento.  La pittura divenne per l’artista un forte strumento di rivendicazione femminile, un silente grido che emanava dalla tela la speranza di un forte capovolgimento dei ruoli in quella rigida società governata dagli uomini, gli stessi uomini che l’avevano umiliata e resa colpevole di essere una tentatrice. Le lettere, che dovevano essere esposte National Gallery,  sono state restaurate grazie al sapiente lavoro di Flavia Serena Di Lapiglio, restauratrice di opere d’arte, e grazie all’interessamento di Tiziana Frescobaldi, presidente Compagnia de’ Frescobaldi, prima donna a ricoprire tale prestigioso incarico, e direttore artistico del progetto Artisti per Frescobaldi, il premio biennale d’arte contemporanea nato nel 2012 che da anni promuove la cultura e l’arte anche nel mondo vitivinicolo.