Culture
"Avevano spento anche la luna" (Garzanti) di Ruta Sepetys: la recensione
di Alessandra Peluso

Non è semplicemente un romanzo - è l’amore - la testimonianza che l’amore è “l’esercito più potente e rivela la natura miracolosa dello spirito umano”.
Avevano spento anche la luna, di Ruta Sepetys, (Garzanti 2013) è una storia sconvolgente che fa rivivere pagina dopo pagina un’esperienza drammatica: la deportazione di intere popolazioni dei paesi baltici nei gulag staliniani della Siberia.
Si tratta di un romanzo storico che commuove tremendamente, il lettore sarà col fiato sospeso fino alla conclusione della storia, saprà compatire le esistenze penose ed umilianti di Lina, Jonas, Elena una famiglia della Lituania e milioni di altre persone costrette senza motivo apparente a vivere - se così si può dire - e che nonostante tutto, ciò che emerge è la speranza, la forza, l’amore come quello che ha Lina, una giovane ragazza che infonde un’intensa fiducia in se stessa e negli altri con un enorme coraggio perchè crede che “nel profondo dell’inverno, dentro di me regnava un’invincibile estate”. (Albert Camus).
Ruta Sepetys dimostra una singolare sensibilità a non dimenticare e induce a riflettere, a rivivere questa storia raccontata con amabile cura, con dettagli impressionanti e con un’inconfondibile speranza che aleggia in tutto il romanzo. L’autrice chiede che ognuno di noi parli dell’argomento, invita a fare ricerche, a conoscere, a non essere indifferenti riguardo vittime innocenti, che nel 1940 sono state deportate, uccise, ridotte in schiavitù in Siberia dai Sovietici, dopo l’occupazione degli stati baltici della Lituania, Lettonia, ed Estonia.
È senza ombra di dubbio da leggere “Avevano spento anche la luna”. Non si può non ascoltare la sensibilità e la forza della giovane Lina che durante la permanenza in Siberia, disegna tutto ciò che vede, la sofferenza nei volti, le atrocità, le violenze e umiliazioni dei comandanti delle NKVD. È meravigliosa la scrittura di Ruta Sepetys, è magica, adotta metafore straordinarie che rendono una storia drammatica paradossalmente poetica che penetra nel cuore provocando emozioni indelebili. Insegna a credere, ad amare, ad affrontare la vita - il racconto di Lina, il piccolo Jonas, e la madre Elena - che lasciano senza fiato il lettore quando nel bello della storia legge: «La coscienza sporca non vale del cibo in più». (p. 112). Non si vende la propria coscienza, la propria dignità per nulla al mondo neanche in cambio della stessa vita pur continuando a sopportare giornate nel fango, nella neve, denutriti, a lavorare duramente nei campi, scalzi, senza niente addosso, con i pidocchi che portavano il tifo petecchiale e con le malattie che iniziavano a mietere vite.
È sorprendente come la speranza di Jonas e Lina prigionieri per anni, non si sia mai spenta, neanche un attimo, di credere nella libertà e nella possibilità di ritornare un giorno nella propria casa.
È straziante l’episodio del dolce e bel fratellino di Lina che «scacciava gli insetti fuori di casa invece di schiacciarli, che porgeva il suo righello per steccare la gamba di un anziano irascibile» (p. 32), mentre stava per essere portato via da un agente dell’NKVD, afferrato e trascinato lontano dai suoi familiari, si vede la mamma aggrapparsi all’agente e parlando in russo gli dà un fascio di rubli e un orologio da taschino. Ecco in quel momento la vita umana valeva un orologio da taschino.
Sembra un film, sembra di rivivere in prima persona questo romanzo, che si sente, si ascolta e si tocca con mano l’impressionante amore di Elena, le sue rassicurazioni come se nulla fosse accaduto, l’importante era stare ancora insieme. Come è tremendamente umano come una piccola gioia, che per noi oggi può sembrare insignificante, teneva fuori dall’abisso della disperazione.
Leggere “Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepetys - oltre a far riflettere e a conoscere una parte della storia - instilla un grande coraggio, determinazione, una speranza che dopo una buia notte, potrà esserci la luce e una fiducia indescrivibile, infonde una lezione di autostima e crescita personale inestimabile.