Culture

Clima, l'energia nucleare per ridurre le emissioni di CO2

Ludovica Carlesi Manusardi

L'ipotesi sostenuta da autorevoli docenti del prestigioso Mit di Boston. Energia nucleare sempre più sicura

E se fosse il nucleare un’opzione possibile e auspicabile per diminuire drasticamente le emissioni di CO2 nel prossimo futuro? Questa l’ipotesi, in realtà non completamente nuova, sostenuta da autorevoli docenti del prestigioso Mit di Boston, secondo i quali il nucleare potrebbe giocare un ruolo interessante proprio per venire incontro alle tesi del IPCC. Sgombrando  il campo da pregiudizi consolidati si fa notare che l’energia nucleare costituisce la principale fonte di energia decarbonizzata sia negli Usa che in Europa. Molti ripensamenti sulla  decisione  di chiudere impianti nucleari sono attualmente in corso in molti paesi. Non solo, ma ci si sta rendendo conto che l’energia solare ed eolica, proprio a causa della loro intermittenza, non saranno mai in grado di sostituire a pieno l’energia prodotta da fonti fossili, e l’idroelettrico e il geotermico possono fornire solo potenze limitate. (A questo proposito occorre ricordare che  l’ipotesi dell’Arabia Saudita di costruire il più grande impianto fotovoltaico è venuto meno non appena il prezzo del petrolio ha ricominciato a salire !).

Il principale ostacolo è il costo degli impianti. Ma oggi, grazie ai progressi sia sulla parte impiantistica che sulla parte accessori, sono notevolmente diminuiti; inoltre si è cambiato decisamente l’approccio: non più  impianti di elevata potenza che presentano tutta una serie di accorgimenti costosi, ma impianti di piccola taglia, modulari, facilmente controllabili e più sicuri. Si tratta degli Small Modular Reactors (SMR), di potenza inferiore ai 300 MW, reattori con dimensioni ridotte e una potenza elettrica più piccola, in una parola più  gestibili. Inoltre uniscono una struttura impiantistica che fa affidamento sull’impiego di cementi particolari, tecniche di elevato isolamento sismico, impiego di  core material ad alta stabilità fisica e chimica,  insieme a un’ elevata capacità termica  ed elevata trattenuta di elementi di fissione.

La grande novità degli SMR consiste nell’ inserire tutti i componenti esterni all’interno del reattore: un unico recipiente in pressione in cui c’è combustibile, generatore di vapore, pompe. Semplice , compatto e  possibilità di eliminare incidenti.  Molto significativo il sistema di sicurezza passivo che riduce praticamente  a zero  l’intervento umano.

In sostanza un cambiamento rivoluzionario  del  paradigma classico che rende impossibili  scenari tipo Fukushima. Capofila di questa nuova era nucleare sono il Regno Unito e la Russia, e a seguire Cina e Argentina.

L’Italia non è completamente fuori da questo scenario e da qualche anno sta conducendo attività di ricerca in questo ambito attraverso il Consorzio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare collaborando a progetti internazionali con francesi e inglesi. Potrebbe essere la soluzione carbon free per portare nel 2050 la produzione di CO2 per kWh elettrico prodotto da gli attuali 500 grammi  ai 50 grammi auspicati.