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Culture
Damien Hirst, tra sogno e finzione, mito e archeologia

di Simonetta M. Rodinò

Non c’è lo squalo in formaldeide da 12 milioni di dollari, o il teschio del 18esimo secolo con 8.601 diamanti purissimi, nemmeno le farfalle spillate, o ancora le celebri pillole esposte come pietre preziose su fondi specchiati - intese come rimedi sostitutivi della religione -. No. Questa volta Damien Hirst stupisce ancora di più. Se possibile…

Il 52enne britannico, capofila del gruppo degli Young British Artists, è protagonista a Venezia con un progetto ampio e articolato che racconta la storia dell’antico naufragio della nave Unbelievable.

Le due sedi di Palazzo Grassi e Punta della Dogana ospitano la mostra “Treasures from the Wreck of the Unbelievable" - “Tesori dal relitto dell’incredibile” -. Duecento opere che “non rientrano in alcuna categoria accademica ed estetica convenzionale…l’osservatore si trova immerso in un sentimento che oscilla fra la perplessità e l’entusiasmo”, spiega François Pinault, il grande collezionista e Presidente di entrambi gli spazi museali.

L’antefatto…si narra che un ricchissimo collezionista Cif Amotan II, un liberto di Antiochia (città della Turchia nordoccidentale), vissuto tra la metà del I e l’inizio del II secolo d.C., iniziò a raccogliere sculture, gioielli, monete e manufatti provenienti da ogni parte del mondo. 

Si racconta poi che gran parte di questo straordinario tesoro fosse stata caricata sul grandissimo vascello l’Apistos (Incredibile) destinato a raggiungere un tempio dedicato al Sole, fatto costruire dallo stesso Amotan. La nave non vi arrivò mai. Il peso eccesivo del carico e le avverse condizioni del mare la fecero inabissare.

La storia prosegue…La collezione rimase sul fondo dell’Oceano Indiano per circa duemila anni, prima che fosse scoperta nel 2008, al largo della costa dell’Africa orientale, e riportata alla luce.

Si è spiazzati di continuo. I reperti sono vere antichità o risultato della fervida fantasia di Hirst?

Meglio non chiederselo e immaginare di essere immersi nel profondo del mare, durante un lungo e affascinante sogno negli abissi.

E spiazza anche l’approccio dell’artista: da abile conoscitore della storia dell’arte, documenta da storico tutte le fasi del suo lavoro: video, foto, didascalie e opere raccontano la storia del relitto.

Le navate di Punta della Dogana ospitano opere di grandi dimensioni, disseminate di coralli. Le sculture, spogliate dalla coltre marina, (crediamoci…) rivelano una incredibile ricchezza di materiali: malachite, giada, lapislazzulo, cristallo di rocca, oro, argento e una ampia varietà di marmi (indubitabilmente). Espressioni artistiche di culture e luoghi tra loro molto distanti: dall’antico Egitto all’India, dall’Africa occidentale alla Grecia classica, fino a Roma Imperiale.

Nell’atrio di Palazzo Grassi si è accolti da una figura monumentale di diciotto metri che rappresenta un demone mesopotamico che regge una coppa. Poi si sale al primo piano e al secondo…

La rassegna, curata da Elena Geuna, si presta a contrastanti opinioni. Kitsch? Irriverente? Stucchevole? E’ l’ennesima mossa da capace manipolatore del mercato?

Di certo è costata moltissimo e ha richiesto dieci anni di lavoro. Se poi sia un gioco tra finzione e passato o sogno e presente… “Tutto sta in quel che volete credere”, afferma l’artista.

“Treasures from the Wreck of the Unbelievable”

PALAZZO GRASSI -  Campo San Samuele 3231 -  PUNTA DELLA DOGANA - Dorsoduro 2 - Venezia

Durata: 3 dicembre 2017

Orari: aperte tutti i giorni dalle 10 alle 19, chiuse  martedì

Ingressi per entrambe le sedi: intero 18€ - ridotto 15€

Infoline: tel. 041 2001 057

www.palazzograssi.it

 

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