Europa, ti vogliono morta: resuscita gli eroi. La poesia di Lidia Sella
Sulla crisi dell'Europa il testo per Affaritaliani della poetessa Lidia Sella: "Europa Sovrana"
Ti vogliono morta, Europa:
prima hanno bombardato le tue città,
edificato muri sui mattoni della tracotanza,
piazzato basi militari ovunque.
Poi ti hanno avvelenata
e strangolata
a colpi di omologazione, tasse e consumismo.
Ti iniettano droghe
e intontiscono con alcol e psicofarmaci.
Cancellano i tuoi confini,
ti costringono a entrare in conflitto
con tutti gli inquilini
del Mediterraneo.
Per minare la compattezza etnica,
favoriscono le invasioni barbariche.
E alimentano il cancro della mescolanza razziale.
In nome dei diritti dell’individuo,
disintegrano la società.
Le istituzioni seminano la peste dell'ideologia gender.
I media si sono trasformati in cantastorie
di amori omosessuali
e uteri in affitto.
Le tue donne non si riproducono quasi più:
meglio accudire cani e gatti,
optare per le adozioni a distanza
o importare bambini neri.
A furia di promuovere l’aborto,
pubblicizzare contraccettivi
e agitare lo spauracchio del sovraffollamento,
hanno infine raggiunto il traguardo della denatalità,
condizione ideale
per pigiare sul pedale dell'immigrazione
e assicurarsi mano d'opera a basso costo.
I tiranni della finanza mondialista corrompono i governi,
umiliano le nazioni,
sconciano il paesaggio.
Mentre diffondono illusioni verdi,
ti soffocano di polveri sottili.
Con la scusa della crisi,
infliggono ritmi di lavoro disumani
e trasformano le pensioni in un miraggio.
Mentre svendono le tue ricchezze,
rapiscono giovani intelligenze.
Non contenti,
ammazzano le tradizioni,
coltivano l'ignoranza,
ti strappano le radici,
riprogrammano la tua memoria storica,
estirpano tutto ciò che cresce sul terreno del libero pensiero.
Pretendono persino di orientare la tua coscienza:
archiviato il tanto strombazzato pluralismo,
ora ti impongono la dittatura del pensiero unico.
Uccidono i popoli.
E la chiamano democrazia.
Chi oggi ricorda ancora
che i Greci hanno gridato NO?
Povera vecchia meravigliosa geniale Europa,
pavida, sola, disoccupata,
ridotta in schiavitù.
E malata di Alzheimer.
Per lasciare spazio a questo rumore di tamburi,
spengono la tua grande musica.
Ti hanno negato il diritto di decidere il tuo destino.
In preda alla disperazione,
tu allora scegli il suicidio.
Oppure ti nascondi nella caverna del virtuale.
Rifiuti la vita insomma.
Ma perché non trovi la forza di reagire?
Svegliati, Europa.
Dopo settant'anni,
spezza dunque il giogo.
E salvati.
Più di quattrocento milioni le tue genti:
supera le divisioni interne,
se vuoi battere il nemico.
Rispolvera la tua civiltà,
sii fedele al tuo cuore antico.
Abbiamo nostalgia di un volto leale.
Resuscita gli eroi
il passato greco-romano,
la filosofia tedesca,
i sogni di Napoleone,
il coraggio degli esploratori.
Sconfiggi così il fato avverso.
Ripassa la lezione dell'Umanesimo, del Rinascimento italiano,
ritrova in te quello stesso orgoglio.
Esci dalle paludi del profitto.
Abbraccia l'amore per la conoscenza.
Regalati un futuro splendente.
Persegui di nuovo il bene comune, il tuo, il nostro bene.
Non assecondare i progetti sciagurati di questi finti angeli,
le leggi draconiane delle banche.
Sciogli finalmente il cappio dell'usura.
Impedisci che i banditi delle multinazionali cannibalizzino terre, aziende. E anime.
Evita che simili sciacalli possano un giorno sbranare il tuo cadavere.
L'avversario è astuto.
Per sconfiggere i suoi nemici,
manda a morire i tuoi soldati.
Per difenderti dal mostro sovietico,
ti ha rinchiuso nella gabbia della Nato.
Mentre predica la pace,
ti obbliga a investire miliardi di euro
in armi,
salvo spingerti poi a puntarle anche contro te stessa.
Se ancora possiedi un cervello,
usalo.
Il tuo declino
segnerebbe la fine di ogni bellezza.