Culture

Shakespeare e Baudelaire come Goethe. Viaggi (di fantasia) a Firenze e Napoli

L’impossibile aspira alla realtà. La recensione di Lidia Sella

In compagnia di Shakespeare, a Firenze, nel 1591. E insieme a Baudelaire, a Napoli, nel 1860. Due viaggi di fantasia, attraverso le meraviglie e i segreti di città leggendarie. Un po’ come se anche questi due giganti della letteratura ci avessero lasciato un cahier de voyage, sul modello del Viaggio in Italia di Goethe.

L’idea di costruire una simile innovativa proteiforme creatura editoriale, nella quale il trattato di arte sconfina nel saggio storico, il diario si muta in racconto e la cronaca in periegesi, si deve alla scrittrice Maria Rosaria Perilli.

Questi preziosi libretti sono stati di recente pubblicati da Nardini editore. Veste grafica raffinata, e testi corredati da seducenti riproduzioni di stampe d’epoca. 

L’atmosfera è sognante.

Il linguaggio alto, declinato su uno stile che rispecchia gli stilemi del secolo in cui la vicenda è ambientata.

Frequenti incursioni nel teatro, nella poesia, nell’aforisma.

Il registro talvolta si fa ironico, a tratti addirittura boccaccesco. A esaltare la vivacità del dialetto, la potenza espressiva di motti e proverbi popolari.

Dialoghi brillanti, trama coinvolgente. Piacevoli passeggiate trasformate in pretesti per riflettere su tematiche eterne, universali. Scorci di paesaggi splendidi si intrecciano a sublimi panorami interiori. Forse perché camminare nel mondo equivale a inoltrarsi nella vita?

L’autrice, con garbo, e sconfinato amore per l’arte, la cultura, la creatività, armata di una parola esatta e al tempo stesso immaginifica, ci conduce per mano attraverso questi eruditi percorsi topografici e narrativi, alla scoperta di curiosi aneddoti e notizie strabilianti.

Dedica un’estrema cura filologica nel descrivere luoghi, personaggi, avvenimenti.

In un continuo rimando tra passato e presente, ricorda alluvioni, intrighi, guerre, alleanze. E passioni travolgenti.

Amplissimo il ventaglio delle tematiche affrontate: architettura, scultura, musica, pittura, lettere, folklore, sociologia, scienze. Maria Rosaria Perilli riaccende in noi l’emozione che proviamo al cospetto di un capolavoro. Rispolvera antiche ricette. Svela etimo di termini dimenticati.

Quando, nella serena eppure febbrile condizione di turisti curiosi, andrete a zonzo per chiassi, canti e sdruccioli di Firenze, o per  vicoli, vicoletti e vicarielli di Napoli, queste pagine vi torneranno sempre in mente. Dopo averle lette faranno parte di voi. Come lo spleen di Baudelaire o la sete intellettuale di Shakespeare. Vi capiterà allora di accarezzare i nostri bellissimi monumenti con lo stesso sguardo di Rosaria, critico e acuto, ma amorevole e pieno di orgoglio per il genio italiano. Certe frasi vi risuoneranno ancora nelle orecchie: “La pioggia s’era svagata”; “Bellezza tenta i ladri più dell’oro”; “Al mattino, giovane corpo pronto a ogni lussuria”; “Le gioie violente hanno violenta fine”; “Non ti fidar di donna alcuna, che lei si volta come fa la luna.”

Vi ritroverete insomma in una dimensione ovattata, spirituale, idilliaca. Attenderete soltanto che “Il sipario scuro della notte si sollevi e lasci parlare la lingua muta del cielo.”

L’impossibile aspira alla realtà

Recensione a firma di Lidia Sella