Culture

Montanari, foibe, Rauti, De Pasquale e Archivio di stato: che cosa è successo

di Sara Perinetto

Tomaso Montanari è al centro delle polemiche per due questioni: le foibe e la nomina di De Pasquale a direttore dell’Archivio di stato. Ricostruiamo le vicende

Tomaso Montanari non ha bisogno di presentazioni: storico dell’arte, accademico, penna del Fatto Quotidiano e del Venerdì di Repubblica, da qualche settimana si parla di lui più del solito perché è al centro di un dibattito infuocato. In realtà le questioni che lo riguardano sono due: abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza e ripercorrere i fatti. 

Montanari e le foibe

Il 23 agosto Tomaso Montanari pubblica su Il Fatto Quotidiano un articolo contro il revisionismo storico sulle foibe e la Giornata del Ricordo, mettendo in guardia dal pericolo di decontestualizzare i fatti, parificarli allo sterminio programmato di ebrei, zingari, omosessuali e non solo compiuto dal nazismo, e di far diventare la versione neofascista la narrazione ufficiale dello stato italiano, per parafrasare lo storico Eric Gobetti, citato poi in un intervento successivo dallo stesso Montanari. 

Pronti gli attacchi da destra: da Libero a La Nazione, dalla Lega a Italia Viva, in molti hanno parlato di “negazionismo sulle foibe”, arrivando a chiedere le dimissioni di Montanari da un incarico che ancora non ricopre, quello di Rettore dell’Università per stranieri di Siena (sarà in ruolo dal prossimo ottobre).

 

Tra le ultime iniziative, mercoledì 1 settembre Il Manifesto ha pubblicato un appello alla solidarietà firmato, tra gli altri, da Piero Bevilacqua, Enzo Scandurra, Angelo d’Orsi e Ginevra Bompiani, mentre Alessandro Barbero, in un'intervista condotta da Daniela Ranieri per Il Fatto Quotidiano, si dichiara d’accordo con Montanari il quale, specifica, “non ha affatto detto che le foibe sono un’invenzione e che non è vero che migliaia di italiani sono stati uccisi lì. Nessuno si sogna di dirlo: la fuga e le stragi degli italiani hanno accompagnato l’avanzata dei partigiani jugoslavi sul confine orientale, e questo è un fatto” ma è un fatto anche la “falsificazione della storia da parte neofascista, di cui l’istituzione della Giornata del ricordo costituisce senza dubbio una tappa”.

 

Montanari, De Pasquale, Pino Rauti e l’Archivio Centrale

L’altra questione di cui Montanari è diventato protagonista è la nomina di Andrea De Pasquale a direttore dell’Archivio centrale dello stato.

Il dibattito pubblico inizia il 17 agosto, quando le vittime del terrorismo nero scrivono a Mario Draghi: Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione delle vittime della strage di Bologna, Carlo Arnoldi, vittime di Piazza Fontana, e Manlio Milani, vittime della strage di Brescia, chiedono al presidente del Consiglio di bloccare la nomina. Il motivo? Il comportamento tenuto da De Pasquale nel novembre 2020, quando, da direttore della biblioteca nazionale, si trovò a gestire l’acquisizione del fondo Pino Rauti

De Pasquale accettò l’archivio così come era stato confezionato dalla famiglia, senza un vaglio tecnico, e fece pubblicare sul sito della biblioteca (e inviare via newsletter a tutti gli iscritti) un messaggio celebrativo in cui definiva Rauti un “organizzatore, pensatore, studioso, giornalista, deputato dal 1972 al 1992. Tanto attivo e creativo, quanto riflessivo e critico”, con un audio in cui lo stesso Rauti definisce il proprio fondo “una fonte di informazione politica di prim’ordine e anche un valido punto di riferimento di natura culturale”.

Insomma, De Pasquale dimenticò di considerare il fatto che Pino Rauti è stato volontario nella Repubblica Sociale Italiana, tra i fondatori del Movimento sociale italiano e poi di Ordine Nuovo (al centro della strategia della tensione e sciolto nel 1973 per ricostituzione del partito fascista) e più volte inquisito (sebbene assolto) per le stragi di Piazza Fontana, di Bologna e della Loggia. 

Quel messaggio è stato poi cancellato dal sito della biblioteca, ma la clemenza con cui De Pasquale ha sorvolato su tali aspetti della vita di Rauti getta in allarme le associazioni delle vittime: come potrebbe garantire imparzialità della gestione di materiale tanto delicato? Come potrebbe garantire imparzialità nella gestione dei documenti presenti nell’archivio più importante dello stato? 

L'Acs, infatti, come si legge sul suo sito “conserva la documentazione prodotta dagli organi centrali dello stato a partire dall'unità d'Italia; […] archivi e documenti di enti pubblici di rilievo nazionale. […] Per la sua natura istituzionale l'Acs rappresenta da oltre mezzo secolo il punto di riferimento obbligato per le ricerche sulla storia unitaria del nostro paese. […] Tra i documenti di maggior rilevanza conservati dall'Istituto si segnala l'originale della Costituzione della Repubblica italiana e la Raccolta degli originali delle Leggi e decreti”.

Tra i primi a rilanciare la lettera delle associazioni contro De Pasquale c’è Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali, che il 18 agosto su Facebook scrive: “Andrea de Pasquale è l'uomo scelto da Franceschini per dirigere l'Archivio centrale dello stato. Le vittime del terrorismo nero insorgono: da direttore della Biblioteca nazionale di Roma finì per celebrare l'ideologo neofascista Pino Rauti. Ma fece anche lavorare i cosiddetti scontrinisti, inquadrandoli come volontari. Per di più è un bibliotecario, non un archivista. Quindi, perché proprio lui?”.

Insomma, Mi riconosci aggiunge altre due questioni fondamentali. Lo “scandalo scontrinisti” esplose nel 2017 quando 22 volontari della Biblioteca nazionale denunciarono di essere in realtà veri e propri lavoratori con turni e compiti specifici, ma inquadrati come volontari e pagati tramite rimborso spese dietro presentazione di scontrini fino a 400 euro al mese.

Alle loro richieste di un adeguamento contrattuale dignitoso non solo non seguì l’impegno dell’allora direttore della biblioteca De Pasquale per tutelarli, ma presto gli scontrinisti ricevettero un sms che chiedeva loro di non presentarsi più al lavoro. Pochi giorni dopo, un nuovo bando annunciava che la biblioteca era in cerca di volontari pagati con rimborso spese.

La seconda questione sollevata da Mi riconosci è che De Pasquale non è un archivista ma un bibliotecario. La differenza può sembrare sottile, ma l’Archivio centrale dello stato dovrà realizzare nei prossimi anni il progetto più costoso della sua storia recente: la digitalizzazione del materiale archivistico con una parte dei 500 milioni di euro stanziati dal Pnrr. “Davvero” si chiede l’associazione, “di fronte a una spesa tanto ingente, la direzione migliore possibile è quella di una persona che non ha mai diretto un archivio?”.

Ma non solo. È stato proprio Tomaso Montanari a far presente che la nomina di De Pasquale infrange una legge del 2008 che impone di avere un archivista come direttore dell’Archivio di stato. 

Di tutto questo, numerose voci hanno chiesto spiegazioni al ministro della Cultura, Dario Franceschini, il quale, dopo giorni di silenzio, ha fatto sapere alle associazioni delle vittime del terrorismo nero che "le vostre preoccupazioni non hanno ragione di esistere" mentre la nomina di De Pasquale era “completata da giorni con la firma mia e del Ministro della Funzione Pubblica, su delega del Presidente del Consiglio”. Inutile aggiungere che queste parole non hanno soddisfatto i contrari alla nomina. 

Il giorno dopo, 23 agosto, Tomaso Montanari si dimette dal Consiglio superiore dei Beni Culturali, per “protestare contro l’arroganza del ministro della Cultura Dario Franceschini e denunciare l’umiliazione di quello che dovrebbe essere il massimo organo tecnico-scientifico del patrimonio”.

Il 30 agosto, Andrea De Pasquale ha preso servizio come direttore dell’Archivio centrale dello stato. A oggi, il presidente del Consiglio Mario Draghi non ha ancora risposto alla lettera dei familiari delle vittime delle stragi di Piazza Fontana, di Bologna e di Brescia.

Aggiornamento del 9 settembre 2021: il presidente del Consiglio Mario Draghi ha incontrato i famigliari delle vittime delle stragi di Piazza Fontana, Bologna, Brescia e Ustica, annunciando che il coordimento per la desecretazione degli atti delle stragi passerà alla presidenza del Consiglio dei ministri, nella figura del segretario generale Roberta Chieppa (leggi qui la notizia).