Culture
Mounir Bouchenaki, ecco come Liangzhu è il 55° sito sotto protezione Unesco
La Cina è tra i Paesi più interessati alla conservazione e valorizzazione del proprio patrimonio storico. A luglio 2020 saranno esaminate altre proposte.
E’ Liangzhu in Cina, l’insediamento della prima civiltà urbana dedita alla coltivazione del riso, il 55esimo sito sotto protezione Unesco, facendo perdere all’Italia il primato che deteneva da sola in cima alla lista dei beni patrimonio dell’Umanità. Qual è stato l’orientamento dell’Unesco che ha portato a questa decisione? Affaritaliani ne parla con Mounir Bouchenaki, consigliere speciale del direttore generale Unesco (nella foto a sinistra), tra gli ospiti di eccezione alla Bmta di Paestum. “La Cina è un Paese che ha una grande storia, una civiltà millenaria. Partendo da queste considerazioni, l’Unesco si è impegnata a lavorare con il governo cinese, più specificamente con il Dipartimento della cultura. E’ il Paese dei grandi progetti, tra cui quello della costruzione sul fiume Giallo della più imponente diga al mondo. Negli anni Novanta, mi hanno chiesto, nella qualità di rappresentante dell’Unesco, di stilare un rapporto sulle conseguenze che la diga avrebbe avuto sul patrimonio archeologico, come proteggere i templi, le necropoli in caso di calamità dovuta all’acqua. Nello stesso tempo -prosegue Bouchenaki- abbiamo cominciato a lavorare prima sull’antico sito dell’”Uomo di Pechino”, dopo i rinvenimenti da parte degli archeologi francesi. Successivamente, nella qualità di direttore generale, abbiamo lavorato sulle città storiche cominciando da Suzhan a ovest di Shangai. In quel periodo il sostegno della Cina è stato determinante, tanto che dagli anni Duemila non solo le proposte di salvaguardia dei monumenti sono raddoppiate, quanto l’anno prossimo, a luglio, organizzerà nel proprio Paese il Comitato del patrimonio mondiale. In quell’occasione il Paese del Dragone proporrà nuove candidature per la lista del patrimonio Unesco. Nei mesi scorsi i rappresentanti del governo cinese mi ha chiesto di lavorare con loro per preparare l’evento che sarà il più grande dell’Unesco mai fatto dopo la Conferenza biennale di novembre. Sono certo che in quell’occasione anche l’Italia avanzerà qualche proposta”. Bouchenaki ha parole di elogio anche per la Bmta e per l’ideatore e organizzatore della più importante rassegna al mondo sull’archeologia. E non solo. “La Bmta è riconosciuta fin dall’inizio quale best practice per l’impegno a favore del dialogo interculturale come valore universale. Oggi, a distanza di ventidue anni, dimostra come la volontà di salvaguardare il patrimonio storico e culturale mondiale sia diventata una priorità dei popoli”.