Parco Archeologico di Ercolano, torna alla luce l'Antico Teatro
Sepolto dall'eruzione del Vesuvio fu il primo monumento ad essere scoperto nei siti vesuviani colpiti dal cataclisma. Riapre con una serie di eventi.
Dopo venti anni dalla sua chiusura il Teatro Antico di Ercolano sarà reso fruibile ai visitatori. Ritornerà alla luce con una serie di aperture che mirano a costruire un processo di condivisione e partecipazione da parte del pubblico nei confronti della conoscenza e della conservazione di questo monumento, in vista di un organico e complesso percorso di restauro. Sepolto dall’eruzione del 79 d.C., il Teatro fu il primo monumento ad essere scoperto nei siti vesuviani colpiti dal cataclisma. Fin dalla sua scoperta, suscitò grande interesse, nel corso del Settecento e dell’Ottocento, da parte dei colti viaggiatori che giungevano a Napoli da ogni parte d’Europa e diventò una tappa del Grand Tour. Oggi il monumento è ancora accessibile attraverso le scale realizzate in età borbonica, scendendo a più di venti metri sotto il materiale eruttivo. Il Teatro Antico sarà accessibile al pubblico in via sperimentale in occasione di PAErco Teatro Tour che, insieme con Ercolano Experience, un’esperienza visiva e sensoriale nell’area archeologica, faranno parte della programmazione Campania by Night 2018 di questa estate.
“Sono particolarmente orgoglioso della condivisione del programma culturale da parte di Scabec che assicura un supporto logistico e di comunicazione della consueta qualità”, dichiara il direttore Francesco Sirano. “Sento inoltre il dovere di ricordare l’incredibile lavoro corale che il nuovo team del Parco ha compiuto in così poco tempo, con il consueto ed esperto sostegno dei colleghi dell’Herculaneum Conservation Project. Vorrei sottolineare che questo nuovo inizio con la riapertura del teatro coincide, non a caso, con il 280° dai primi scavi sistematici 1738-2018. La riscoperta di Ercolano iniziò proprio dal teatro nel 1710. A distanza di quasi tre secoli, la riapertura del teatro, per il momento sperimentale, si collega strettamente anche alla volontà di recuperare un’area della città moderna, quella di via Mare, un tempo centrale ma progressivamente marginalizzata dal periodo post seconda guerra mondiale in poi. In tale modo si spiegano la collaborazione e il supporto assicurati dall’amministrazione comunale di Ercolano non solo al programma delle manifestazioni estive, ma soprattutto alla conclusione del programma di recupero di Via Mare e Via Cortili iniziato nel 2014 insieme all’allora Soprintendenza di Pompei e alla Fondazione Packard”.
Il percorso del Teatro è concepito come una vera e propria esplorazione: i visitatori potranno avventurarsi in un luogo unico e suggestivo, in cui sono presenti, oltre ai resti dell’antico edificio, reperti, graffiti lasciati nei secoli dai visitatori, che alla luce delle fiaccole attraversarono nel XVIII e XIX secolo le gallerie e i pozzi creati per penetrare nelle viscere dell’antica Ercolano, e si potranno ammirare persino piccole stalattiti.
Di particolare interesse, il reticolo di pozzi borbonici che rendono visitabile il monumento nelle sue parti essenziali (cavea, scale per l’accesso degli spettatori, orchestra, parodoi coperte dal tribunal, fronte scena); la galleria che consente di visitare il fronte scena alta circa sei metri e lunga ventitre metri. Sulle due estremità, in corrispondenza dei tribunalia -una sorta di palco riservato ai magistrati di rango più elevato- in eccezionale stato di conservazione si trovano le due epigrafi dedicate a Marco Nonio Balbo e di Appio Claudio Pulcro, due importanti personaggi del I secolo a.C. rispettivamente il primo tribuno della plebe a Roma (32 a.C.) e governatore di Creta e Cirene, il secondo console di Roma nel 38 a.C.; gli affreschi, che si possono ammirare lungo i cunicoli; graffiti che ricordano il Grand Tour con firme che ripercorrono la storia moderna del sito; le giovani stalattiti formate dalle acque calcaree percolanti della falda, nel corso dei 300 anni a partire dalla scoperta. Infine, nel cunicolo di accesso al primo pozzo realizzato dal contadino Ambrogio Nocerino, detto “Enzechetta”, nel 1710, l’impronta della testa-ritratto del proconsole romano Marco Nonio Balbo, onorato benefattore di Ercolano, che si staccò dal resto del torso per la violenza dell’eruzione. L’impronta è rimasta impressa nello strato di ceneri, lapilli e fango, che, solidificandosi, ha prodotto uno strato di tufo vulcanico. Il busto con la testa ritratto di Balbo è esposto al Museo Nazionale di Napoli, come buona parte delle sculture rinvenute durante gli scavi borbonici.
L’accompagnamento didattico per la visita al Teatro sarà a cura della società Coopculture.