Culture

“Racconto le storie di Moon per celebrare i 50 anni dalla missione Apollo 11"

Oriana Maerini

Intervista di Affari Italiani allo scrittore Mariano Sabatini

Della luna hanno sempre scritto tutti, dai grandi poeti del passato (Leopardi ma anche prima) e persino Bruno Vespa, in occasione del cinquantenario dall’allunaggio, avvenuto il 20 luglio del 1969. Un accadimento epocale, di cui moltissimi serbano memoria diretta, impastata ai ricordi privati. Nessuno però aveva pensato di costruire attorno a questo anniversario un percorso narrativo originale e variegato. Lo ha fatto lo scrittore viareggino Divier Nelli, narratore di lungo corso, che ha voluto aggregare per l’antologia “Moon” (Lisciani Libri) tanti talenti: dai più noti e affermati Leonardo Gori, Giulio Leoni, Giada Trebeschi e Mariano Sabatini, fino ai debuttanti come Monica Campolo, Paolo Miniussi, Fabiana Catani e altri. Undici in totale. Undici voci narrative di diversa estrazione e con un unico fine, quello di rendere omaggio a un fatto sociale totale, come si dice. Perché la luna è di tutti, riguarda tutti e ispira a tutti sentimenti di stupore, romanticismo, timore... Affari italiani ha scelto di incontrare Mariano Sabatini, anche lui romanziere per Salani con “L’inganno dell’ippocastano” e “Primo venne Caino”, di genere noir, presto tradotti in Francia per l’editore Actes sud, che inizia, così, a raccontare il suo omaggio alla luna: “Per le emozioni che ci suscita, con le sue performance di colori e forme, abbiamo voluto in qualche modo ripagarla con questi nostri racconti.”

Anche il suo racconto in “Moon” è di genere noir?

No, anche se s’intitola Il lato scuro della luna che corrisponde, nella fattispecie, agli angoli bui del mio protagonista, il giornalista Osvaldo Cataldi Manoja, prima giovanissimo e poi anziano, alle prese con i rimpianti e soprattutto con i rimorsi di un’intera vita buttata via, nell’illusione di morderla, di farla propria a brandelli. In questo senso si può dire che il racconto abbia un’anima nera di fondo.

Un altro giornalista, dopo il Leo Malinverno dei suoi romanzi?

Molti degli altri autori, chiamati a raccolta da Divier Nelli, erano esperti di cose astronautiche, conoscevano le teorie complottistiche che riguardano l’allunaggio ad esempio. Quando mi è stato chiesto di partecipare, io mi sono chiesto di cosa fossi esperto. Avendo fatto tanta televisione, è quello il mio specifico. E poi avevo letto ani fa l’autobiografia di Tito Stagno che, come tutti sanno, condusse la storica diretta Rai in cui con Ruggero Orlando nacque la polemica se l’Apollo 11 avesse effettivamente toccato il suolo lunare oppure no in quel preciso momento. Abbiamo anche cercato Stagno che ha acconsentito a scrivere un belllissimo pensiero introduttivo a “Moon” e io ho persino conosciuto il mitico Ruggero Orlando, quando veniva al “Tappeto volante” di Luciano Rispoli di cui sono stato coautore, negli anni Novanta. Insomma, era quello il territorio in cui potevo muovermi. Dentro e fuori dalla Rai, tra realtà e finzione narrativa, ovviamente.

È ambientato a Roma?

Sì, la Rai è Roma. Ma Cataldi Manoja, che è molto diverso caratterialmente e professionalmente parlando da Leo Malinverno, è però abruzzese. Il suo cognome è ispirato a un grande vino, bevuto una sera in un bel ristorante nella campagna teramana, a cena con il  professor Giuseppe Lisciani. Lui stesso un personaggio romanzesco.

Senza rivelare troppo, di cosa tratta il suo racconto?

Osvaldo è un ragazzo ambizioso, ma neanche troppo, è mosso da passioni virulente ma a corrente alternata. È preso da Maddalena, studentessa come lui a La Sapienza, però questa ragazza non lo ricambia. Lui può avere tutte le donne che vuole e le ha, ma il tarlo rimane lei. Irraggiungile come la luna. O forse no…

Degli altri racconti vuole dire qualcosa?

Vorrei raccomandare di leggerli. Il libro si apre con quello di Giulio Leoni e si chiude con quello di Nelli, giovane eppure esperto come pochi di editoria, un vero guru. Le loro due storie sono strettamente correlate e si rifanno a quelle famose teorie revisionistiche o complottistiche a cui facevo riferimento prima. Oltretutto questa antologia ha il pregio, non trascurabile, di tenere a battesimo letterario sei nuovi nomi: Fabiana Catani, Vittorio Simonelli, Paolo Miniussi, Manuela Bertuccelli, Stefano Fazzi, Monica Campolo. E non sono pochi. Laddove di solito nell’assemblare il cosiddetto cast delle altre pubblicazioni del genere ci si ispira al famoso motto di Hollywood: “più stelle che in cielo”. Qui le stelle sono quelle che fanno da contorno alla luna ed è lei la vera protagonista.