Culture
“Una stanza piena di sogni”, romanzo che incanta
di Alessandra Peluso

Ruta Sepetys stupisce anche questa volta col nuovo romanzo “Una stanza piena di sogni” (Garzanti), incanta, trattenendo il certo nell'incerto mondo di sogni che racchiude nella modesta libreria di New Orleans.
Dopo il capolavoro di “Avevano spento anche la luna” e la drammatica realtà raccontata con autenticità nei campi di sterminio stalinisti, ora la protagonista del romanzo è coinvolta in condizioni non cercate di figlia “sfortunata”, nata da genitori che - se nel primo romanzo avevano la colpa di essere ebrei - ora l'unica colpa se così si può dire è di essere figlia di una prostituta.
Mentre il suo destino sembrava scritto da qualche parte - Josephine - si oppone e cerca con tutta la sua determinazione e la sua forza di lottare contro una sorte malversa.
Josephine sin da piccola è costretta a vivere in un bordello con la madre e a lavorare come domestica per le donne che lo abitavano, mentre per sfuggire a questa unilaterale condizione senza vie d'uscita apparenti lavora come assistente in una libreria e qui come Cenerentola sogna una vita dignitosa, rispettabile, immagina di andare via da New Orleans per raggiungere la lontana Northampton e studiare a presso lo “Smith College”.
Dalle caratteristiche di Jo la ribelle del noto romanzo “Le Piccole donne”, Josephine è anche tanto sensibile, affronta da sola molte vicende spiacevoli e umilianti derivanti da una vita che non aveva certamente scelto lei, ma che senza dubbio poteva e aveva il diritto di voler cambiare.
È un romanzo che appassiona, recensito e apprezzato dai più prestigiosi giornali come il “ The New York Times” o il “The Wall Street Journal”, coinvolgerà senza dubbio migliaia di menti data la presenza di molteplici personaggi multiformi e dalle personalità variegate e complesse alle quali un lettore può identificarsi o prendere le distanze per poi ritrovarsi come parte di un film ambientato negli anni '50 o '60 in America tra gangster, donne che sognano Hollywood, prostitute, banchieri, uomini che vivono una periferia povera, abbandonata, con il miraggio della città e di una vita ricca. Scene che a volte appaiono esilaranti al limite del grottesco affonda magistralmente la storia tra la poesia di Keats e Auden.
Avvincente la narrazione si dipana la vita sofferta, dolorosa ma pura e intensa propria di una ragazza che impara a difendersi, a farsi rispettare e ad amarsi, fiduciosa perché anche dalla sua frustrante condizione ci si poteva liberare o almeno sembrava esserci il barlume di speranza di riscatto.
E mentre da un lato c'è chi insegue la ricchezza come la madre, dall'altro la verità come la dolce e sensibile Josie che vuole ad ogni costo avere ciò che le spetta: la dignità e il rispetto di donna.
Scritto con l'inconfondibile fluidità e attenzione nei dettagli, Ruta Sepetys delinea perfettamente i protagonisti della storia non tradendo le aspettative del lettore.
Da un evento storico, drammatico che muove milioni di coscienze, come “Avevano spento anche la luna” giunge l'autrice a calarsi in una parte di esistenza - a dir poco scomoda e per nulla piacevole - che garantisce l'interesse di coscienze sole, fragili, che vivono una situazione tragica a ricevere con “Una stanza piena di sogni” la forza di cambiare, ad essere in grado di coltivare dei sogni pur in una condizione di sudditanza come quella di Josephine nei riguardi della madre e dei pregiudizi della gente di New Orleans: una figlia di una prostituta non poteva fare altro che la prostituta.
È un libro colmo di speranza com'è solito dalla penna di Ruta Sepetys, è un romanzo che accoglie e sostiene le donne sole. Coinvolgente la trama, commovente e accattivante in “Una stanza piena di sogni” si nota chiaramente l'acume intellettuale dell'autrice quando scrive ad esempio alcune espressioni che si scolpiscono nell'anima così come si legge: «Le decisioni, son quelle a dar forma al nostro destino» (p. 32) oppure «Un cuore pieno d'amore era migliore e più forte della saggezza». (p. 70). Denotano una penna animata di sensibilità e di sentimento non per nulla sdolcinato, o semplicemente romantico, non si può etichettarlo come romanzo rosa.
È una penna definita con precisione - quella dell'autrice - una penna dal cuore d'oro e di una grande creatività, generosità, che traccia tutelando un mondo femminile troppo sommerso da crudeltà, evidentemente invisibile.
Il lettore vola come una falena proprio come la protagonista del romanzo e gusta la libertà. Gode persino la bellezza somma anche in proporzioni minime che guardano però da varie prospettive e con una mole di voglia di vivere e di amore per la vita Ruta Sepetys fa comprendere come «Non esiste bellezza eccelsa che non abbia una qualche singolarità nelle proporzioni». (Sir Francis Bacon).