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Culture
Van Gogh superstar. La mostra a Vicenza. FOTO
Vincent van Gogh, Il ponte di Langlois ad Arles, 1888 olio su tela, cm 49,5 x 64,5

Di Raffaello Carabini

Per una mostra che, dopo un mese, anche se chiuderà i battenti nel prossimo aprile, vanta già 70mila visitatori e 180 mila prenotazioni, ci sarebbe poco da aggiungere: un successo clamoroso. Van Gogh. Tra il grano e il cielo, proposta nella meravigliosa Basilica palladiana di Vicenza, ha radunato finora un 65% di visitatori “privati”, un 13% che appartiene alle “scuole”, un 22% che fa parte di “gruppi” (per queste due ultime tipologie dall’Epifania fino alla chiusura della mostra non c’è praticamente più posto prenotabile, fatta eccezione per i giorni attorno a Pasqua).

E se il curatore Marco Goldin sprizza felicità, “si è colto quanto questa mostra non punti sul sensazionalismo, ma approfondisca con grande scrupolosità, anche attraverso i disegni e le lettere, il percorso artistico e umano di Van Gogh”, qualche valutazione ci è sembrato giusto, soprattutto in relazione alle aspettative che un evento del genere suscita e al percorso di visita proposto.

In realtà le esposizioni dedicate al “folle” maestro del post-espressionismo sono più o meno tutte identiche, poiché vanno a pescare sempre al numerosissimo patrimonio di opere e disegni dei due musei che detengono la stragrande maggioranza delle tele e dei disegni di quel nommé Van Gogh, sujet hollandais, “tale Van Gogh, persona olandese”, ovvero il perfetto sconosciuto di cui solo un giornale locale di  Auvers-sur Oise, poco fuori Parigi, annunciò il suicidio nel  luglio 1890. Si tratta del Vincent Van Gogh di Amsterdam (che raccoglie la collezione degli eredi, venduta allo stato olandese nel 1962 per 18 milioni e 470mila fiorini, più o meno la stessa cifra in euro attuali: pochissimo, se si pensa che un unico Basquiat è stato battuto in asta per oltre 100 milioni di dollari) e del Kröller-Müller di Otterlo, nel centro dei Paesi Bassi: quest’ultimo museo – anch’esso statale, grazie alla donazione della collezione di Helène Kröller-Müller nel 1938 – è quello che solitamente offre una parte della sua collezione, di 91 dipinti e 180 disegni, per le esposizioni internazionali. A Vicenza sono arrivati 86 disegni e una trentina di tele, cui Goldin ha sommato altri prestiti internazionali, fino a esporre oltre dieci dozzine di opere del maestro (tra cui 38 dipinti), cui se ne sommano una manciata di evidente parentela, firmate Israëels, Millet, i fratelli Maris, Van Rappard.

Il rischio è come sempre di rimanere delusi rispetto alle aspettative: tra i capolavori più conosciuti in mostra non troviamo I girasoli, La notte stellata, L’arlesiana, gli autoritratti, La sedia e la pipa, La strada con cipresso, Il campo di grano con corvi, La chiesa di Auvers, e via citando. Nessun museo si priva di un Van Gogh per un lungo periodo a cuor leggero, specie se sono opere che identificano la collezione che i visitatori si aspettano. Non bastano neppure importanti offerte economiche, perciò non immaginiamo la mostra che non ci potrà mai essere: per quella bisogna proprio fare un volo in Olanda!

Comunque l’esposizione vicentina ci offre almeno due top canvas: l’esplosivo Campo di papaveri e il lirico e rasserenante Il ponte di Langlois ad Arles (ricevuto da Colonia e non da Otterlo, dove è conservata un’altra versione). E numerose autentiche meraviglie, come il rutilante groviglio de Il vigneto verde, il lacrimoso ed emozionante Paesaggio con la pioggia, Auvers, l’iconica Veduta di Saintes-Maries-de-la-Mer, oltre a disegni splendidi come Il vecchio che soffre (di cui è presente la ripresa a olio di otto anni posteriore), come la Donna sul letto di morte, come gli schizzi di quell’universo contadino, che lui amava da sempre, da buon figlio di un “curato di campagna”. Scusate se vi parrà poco (come è sembrato, ingiustamente, a molti per l’analoga – le opere venivano per la gran parte da Otterlo – più ridotta mostra milanese Van Gogh. L’uomo e la terra di tre anni fa), non è così.

Il percorso espositivo cronologico è ben organizzato, elegante e narrativo, anche se necessariamente con sovrabbondanza di disegni per la parte iniziale, punteggiato da interessanti schede affabulatorie, con una sala interamente dedicata al “manicomio” di Arles (c’è persino un plastico dell’edificio e dintorni), dove il pittore soggiornò su sua stessa richiesta per un anno, e il discutibile finale con sette opere di Matteo Massagrande, padovano quasi sessantenne, che commenta con tecnica raffinata e realismo estremo Canto dolente d’amore (l’ultimo giorno di Van Gogh), monologo teatrale firmato dall’iperattivo Marco Goldin.

Un percorso che ci fa percepire Van Gogh come uno dei primi, grandi interpreti della crisi che metterà in discussione tutte le regole costituite per far nascere la contemporaneità e i suoi valori. La natura che diventa elemento materico e di colore, il continuo susseguirsi di segni vibranti, la tensione unica della linea, il progredire fino ai limiti della rottura della figurazione naturalista, sono di un’attualità assoluta. Sono di oggi.

 

 

Info mostra

Van Gogh. Tra il grano e il cielo

Basilica Palladiana – piazza dei Signori, Vicenza

fino all8 aprile 2018

orari: da lunedì a giovedì 9/18; da venerdì a domenica 9/20

biglietti € 14; ridotti: € 12/9 gruppi € 11 studenti fino a 26 anni, over 65; € 8 dai 6 ai

17 anni, € 6 scuole; fino a 5 anni e accompagnatori disabili gratuito

audioguida € 6

info e prevendite tel. 0422/429999; www.lineadombra.it

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