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Dio, Patria e Le Pen. Così Matteo Salvini sfida l’UE
Un’asse dei partiti sovranisti, la fede in casa, la destra nel cuore e i voti nelle urne. La ricetta vincente di Salvini
Anche Berlusconi quando non era imbalsamato ed una replica di sé stesso modalità remake, all’avvicinarsi delle urne rispolverava la fede cattolica, e qualche carezza alle frange più destrorse, ricordando Mussolini. Glielo avrà spiegato Ennio Doris di Banca Mediolanum, che alla fine di ogni spot chiudeva un cerchio con un legnetto per terra.
Ecco, quello è il bacino elettorale cosiddetto moderato, poi da quella posizione ti armi di pazienza e canna da pesca e vai a pigliare voti nelle sacche più radicali, del mondo cattolico e dei fasci. Si fa anche dall’altra parte, a sinistra, solleticando l’anima dei centri sociali, o di tanto in tanto spuntando con l’idea “originale” di una patrimoniale per punire la ricchezza.
Niente di nuovo sotto al Sole, la stessa Chiesa che oggi inveisce contro Matteo Salvini - perlomeno nei ranghi Istituzionali visto che i fedeli votano in massa Lega - quando aveva un bel potere d’influenza la campagna elettorale la conduceva direttamente dentro le parrocchie. Non dimentichiamo la DC, la balena bianca era spiaggiata direttamente sul banco dell’eucarestia.
Nel 1948 quando la Democrazia Cristiana doveva contrastare il Fronte Popolare (socialisti e comunisti), pensarono bene con un colpo di genio di Giovannino Guareschi (scrittore e umorista), di brandire una vignetta che parlasse all’inconscio: “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti guarda, Stalin no!”. Alla faccia di Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica che inveisce contro Salvini affinché “non usi Dio per i propri scopi”, non sia mai che qualcuno rubi il mestiere alle parrocchie.
Il leader del Carroccio oramai è irresistibile, perfino la bionda Le Pen lo corteggia, scherzando afferma che lo sposerebbe pure, però il nuovo Re del Sovranismo Europeo è molto più umile di Berlusconi: “Affido l’Italia al cuore immacolato di Maria.” Suona molto più ecumenico, urbi et orbi, da vero Pontefice del consenso, lontano dall’ego: “Sono unto dal Signore.”
A Napoli quando qualcuno viene meno alle sue radici, ad esempio i neomelodici che abdicano al dialetto per la lingua Nazionale, si commenta aspramente: “Ha messo la lingua nel pulito.” Bene, senza crederci troppo, un po’ tutti l’hanno messa sta lingua nell’acqua santa.
Di Andrea Lorusso
Twitter @andrewlorusso
lunedì 20 maggio 2019