Amazon: supermercati, cloud e pharma. Bezos cambia ancora pelle
Amazon guarda al settore farmaceutico e i titoli dei concorrenti cadono. Le mosse del miliardario di Albuquerque che spaventano Corporate America
di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
Dal commercio retail tradizionale al cloud (Amazon Web Services) e dal business dei supermercati al pharma, sfidando gli ostacoli regolatori. Amazon cambia pelle. Tutto iniziò nel luglio 1995, quando Jeff Bezos avviò le attività di quella che avrebbe voluto far diventare la più grande libreria al mondo, sfruttando la potenza crescente di internet e dell’e-commerce. Le cose per Bezos, che aveva messo in conto di perdere soldi per almeno i primi 4-5 anni di attività, non andarono in modo così esplosivo e vi fu qualche dissidio coi primi soci-finanziatori, perché molte altre “dot.com” del periodo vedevano volare il numero di clienti e fatturato, ma Amazon.com riuscì a sbarcare sul listino Nasdaq il 15 maggio 1997.
Quando un paio d’anni dopo la bolla della “new economy” toccò il suo picco e poi esplose, gli azionisti iniziarono ad apprezzare la relativa prudenza di Bezos, ancor più quando nel primo trimestre 2002 la società riuscì a chiudere per la prima volta i conti con un risultato positivo (5 milioni di dollari, ovvero 1 centesimo per azione, a fronte di oltre un miliardo di dollari di vendite).
Da quel momento, sfatando il mito delle “dot.com” buone solo a bruciare cassa, Amazon.com non solo ha continuato a chiudere in utile tutti i suoi bilanci (nel terzo trimestre di quest’anno ha guadagnato 256 milioni di dollari a fronte di 43,74 miliardi di dollari di vendite nette), ma si è espansa in molti settori originariamente non presenti nel suo modello di business.
Così dopo i libri Amazon.com si è messa a vendere cd musicali, videocassette, dvd, software, elettronica, oggetti da cucina, ferramenta, articoli da giardinaggio, giocattoli, prodotti per neonati, abbigliamento, articoli sportivi, gioielli, orologi, articoli per l’igiene personale, cosmetici, strumenti musicali, forniture per uso industriale e scientifico, fino ad arrivare ai prodotti alimentari freschi.
Per espandere la propria attività Bezos non ha puntato solo sulla crescita organica e sull’allargamento dei prodotti offerti, ma ha anche proceduto ad acquisizioni: da IMDB, PlanetAll e Jungle.com già nel 1998, ad Alexa, Accept.com e Exchange.com l’anno successivo, da Joyo.com nel 2004 a BookSurge nel 2005, da Audible nel 2008 a Zappos nel 2009, e poi ancora Goodreads nel 2013, Comixology e Twitch nel 2014, fino ad arrivare a Souq.com e soprattutto Whole Foods (l’acquisizione più importante di sempre, costata 13,7 miliardi di dollari) quest’anno.
Quasi sempre l’ingresso di Amazon.com in un nuovo settore merceologico ha significato se non la fine almeno la profonda mutazione di tutti gli altri operatori presenti al suo interno, così non stupisce che l’interesse mostrato per il produttore di beni per l’igiene orale Dentsply Sirona, interesse che secondo Morgan Stanley potrebbe presto tradursi in un’offerta d’acquisto, abbia scosso il comparto farmaceutico al punto tale che in pochi giorni sono già state annunciate due nuove operazioni straordinarie. Anzitutto è stata annunciata la fusione da 77 miliardi di dollari tra CVS Health Corporation per l’assicuratore sanitario Aetna (che aveva tentato di rilevare la più piccola concorrente Humana a inizio anno ma si era vista bloccata dall’Antitrust Usa), quindi a poche ore di distanza è arrivato l’annuncio dell’acquisizione di DaVita per 4,9 miliardi da parte di UnitedHealth Group.
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