Economia
Anicav, quel filo rosso del pomodoro che in Italia non si è mai fermato
Dal valore dei dati possibili strategie del decisore politico rivolte a sostenere la filiera. Terminata un mese fa la campagna di trasformazione, buono l'export
Il valore dei dati rappresenti un topic importante e attuale per la filiera del pomodoro: partendo da dati attendibili, infatti, sarà possibile per il decisore politico sviluppare azioni mirate a sostegno del comparto e, per le imprese, attuare strategie a supporto delle scelte produttive e di mercato, nonché delle decisioni operative aziendali. E’ quanto ha sostenuto l’Anicav nel corso dell’annuale convegno su “Il filo rosso del pomodoro”, promosso dallo stesso organismo. In Italia, la campagna 2020 di trasformazione del pomodoro, terminata un mese fa, si è rivelata complicata per diversi fattori. Nonostante i maggiori investimenti colturali, e di conseguenza la maggiore quantità di materia prima a disposizione delle aziende di trasformazione, per garantire gli elevati standard qualitativi di passate, pelati, polpe e pomodorini è stato necessario impiegare maggiori quantità di pomodoro fresco, con un conseguente calo delle rese industriali. Inoltre nel bacino centro sud è stato registrato un significativo calo delle rese agricole nell’areale foggiano, che rappresenta la maggiore zona di approvvigionamento per l’intero bacino, senza trascurare l’ulteriore incremento del prezzo della materia prima.
Anche l’emergenza Covid-19 ha influenzato -e continua a farlo- l’andamento della campagna, cominciata con stock di magazzino praticamente azzerati per i formati retail a causa dell’incremento dei consumi iniziato durante il periodo del lockdown e proseguito anche successivamente. Alla luce delle produzioni ottenute si stima che quest’anno sarà particolarmente difficile arrivare a congiuntura.
I consumi L’Italia si conferma il primo Paese produttore ed esportatore di derivati del pomodoro rivolti direttamente al consumatore finale: circa il 60% delle produzioni di conserve rosse è destinato ad essere esportato. “Quella appena terminata è stata una campagna complicata, ma le nostre aziende sono riuscite a gestire questa non semplice situazione nel migliore dei modi non fermandosi e garantendo le forniture in Italia e all’estero. Nei primi otto mesi del 2020, l’export dei derivati del pomodoro ha infatti registrato una crescita del 2,64% in volume e del 9,44% in valore (dati Istat)”, ha affermato il direttore generale dell’Anicav, Giovanni De Angelis. “L’Italia è da anni punto di riferimento indiscusso nella filiera del pomodoro da industria: è il terzo produttore mondiale di pomodoro dopo gli Stati Uniti e la Cina, rappresentando il 13% della produzione mondiale e il 53% di quella europea, con un fatturato che raggiunge i 3,5 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi derivanti dall’export. Un trend positivo -ha aggiunto- confermato anche nei consumi interni nei canali iper, super, libero servizio e discount che, al 30 settembre 2020, sono significativamente aumentati sia in volume (+9,7%) che in valore (+16,4%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (dati Iri).
Anche la Commissione europea riconosce l’importanza del valore dei dati. Nel corso dei lavori Marijke van Schagen e Celine Keidel della Commissione, coordinate da Antonio Casana, presidente di Tomato Europe, hanno presentato i progetti di outlook e market observatory elaborati dalla Dg Agri che testimoniano la grande attenzione con cui l’Europa guarda all’esperienza italiana come best practice nell’ambito delle attività di elaborazione e monitoraggio dei dati al fine di una implementazione dell’applicazione della regolamentazione sulle pratiche commerciali sleali in tutta la filiera dell’agroalimentare.
Dalla discussione è emerso, in particolare, che i dati di consumo, seppur conseguenza di una situazione straordinaria legata alla pandemia e all’effetto accaparramento del primo lockdown, dimostrano che siamo di fronte ad un’inversione di tendenza: il pomodoro made in Italy, finora trascinato dal mercato in un ruolo di commodity che, negli anni, ha impoverito i prodotti appiattendo la percezione della loro qualità – viene scelto consapevolmente dai consumatori che hanno inserito i derivati tra i principali alimenti da tenere in dispensa. L’auspicio di tutti, secondo l’Anicav, è che anche nel periodo post Covid, quando si ritornerà ad acquistare prodotti con shelf life più corte e ad avere una maggiore attenzione ai prezzi, questa tendenza continuerà a consolidarsi. Anche perché l’industria sarà chiamata a raccogliere le nuove sfide derivanti, in particolare, dalla sempre maggiore diffusione dei nuovi canali di acquisto (e-commerce) e delle nuove forme di organizzazione del lavoro. Al riguardo, importante per l’intera filiera del pomodoro sarà la condivisione dei dati di produzione e consumo al fine di attuare una migliore programmazione e pianificazione delle produzioni.