Economia
Area Studi Mediobanca: Websoft, GDO e Elettronica continuano a crescere
Mediobanca, l'area studi analizza gli effetti del Covid-19 sui primi nove mesi del 2020 delle Multinazionali e del FTSE MIB
Area Studi Mediobanca: WebSoft, GDO ed Elettronica continuano a crescere. Soffrono Petrolifero, Moda e Automotive
L’Area Studi Mediobanca analizza l’impatto della pandemia sui bilanci dei primi nove mesi del 2020 di oltre160 multinazionali industriali mondiali con fatturato annuale superiore a €3mld e delle 26 società industriali e di servizi dell’indice FTSE MIB. La presentazione è disponibile per il download sul sito www.mbres.it.
Le multinazionali industriali nei primi 9 mesi del 2020: settori a confronto
Nei primi 9 mesi del 2020 il fatturato delle multinazionali industriali analizzate è in contrazione del 4,3% a/a, con il calo di alcuni settori compensato parzialmente dalla crescita di altri. WebSoft, GDO, elettronico e alimentare sono gli unici comparti ad aver incrementato il fatturato in tutti e tre i trimestri del 2020. Crescono le WebSoft (fatturato +18,4% a/a), seguite dalla GDO (+8,8%) e dal settore elettronico (+5,7%). Bene anche il Food (+3,7%), le aziende farmaceutiche (+3,1%) e le PayTech (+0,3%). Le multinazionali petrolifere (-32,3%) sono invece quelle più in difficoltà insieme al comparto aeronautico (-30,6%), alla Moda (-21,3%) e all’Automotive (-17,4%). Contrazione più contenuta, invece, per i settori Media&Entertainment (-9,4%), Bevande (-5,4%) e Telco (-1,8%).
Anche i margini industriali (MON) sono in sofferenza (-22,8% in aggregato) con l’eccezione di GDO (+25,7%), WebSoft (+14,2%), Elettronica (+14,1%) e Food (+6%). Tra i settori che hanno subìto il più duro contraccolpo ci sono l’Aeronautico (che passa in territorio negativo), la Moda (-98,8%), il petrolifero (-66,6%) e l’Automotive (-65,8%). Meno netta, ma comunque importante, la contrazione del MON dei comparti Media&Entertainment (-31,1%), PayTech (-16,7%) e Bevande (-16,5%).
Discorso analogo per l’incidenza del margine operativo netto sul fatturato netto (ebit margin), pari al 13,2% nei 9 mesi del 2020, con un calo medio di -3 p.p. Il PayTech registra l’ebit margin più alto in assoluto, anche se in decrescita (27,4%; -5,6 p.p.). Seguono le multinazionali farmaceutiche (22,9%; -0,8 p.p.) e le elettroniche (19,7%; +1,5 p.p.), le uniche insieme alla GDO (+0,6 p.p.) e al Food (+0,5 p.p.) con un incremento dell’ebit margin. Calo a doppia cifra per la Moda (-11,1 p.p., allo 0,1%) e i costruttori di aeromobili (-10,6 p.p., al -6,4%).
Il risultato netto nei primi 9 mesi del 2020 presenta il segno meno, con le WebSoft (+21,8%), la GDO (+19,2%) e il comparto elettronico (+11,6%) in forte controtendenza. Pesanti invece le ripercussioni per i mezzi di trasporto, la Moda e il petrolifero.
Gli effetti del Covid-19 sulla capitalizzazione in Borsa delle società del FTSE MIB (industria e servizi) e sui dati finanziari
A fine settembre 2020 le società industriali e di servizi del FTSE MIB valgono in Borsa €318 miliardi e rappresentano il 76% della capitalizzazione totale (escluse finanza e assicurazioni). Complessivamente nei primi nove mesi del 2020 in Borsa sono stati bruciati €46 mld (-12,6% da inizio anno) a causa della pesante perdita del primo trimestre (-€83mld, -22,8%), leggermente compensata della ripresa del secondo (+€38mld, +13,7%); più lieve, invece, il calo del terzo trimestre (-€1mld, -0,4%). Segnali di rialzo si sono invece registrati da fine settembre al 16 novembre con un recupero di €35mld (+11,0%).
A livello settoriale la capitalizzazione del petrolifero registra la contrazione maggiore (-51,8%), seguito dai servizi (-19,8%) e dalla manifattura (-8%).
Tra le aziende che hanno migliorato le performance in Borsa nei primi nove mesi del 2020 spiccano DiaSorin (+48,4%), Amplifon (+19,7%), Recordati (+16,5%), Prysmian (+15,0%), Davide Campari-Milano (+13,8%) e Interpump Group (+12,3%).
Nello stesso periodo le società analizzate hanno perso complessivamente ricavi per oltre €64mld (-21,6%). Nel terzo trimestre la manifattura si è dimostrata più reattiva, evidenziando il maggior rimbalzo del fatturato (+56,1% sul 2Q), migliore rispetto al +39,1% dell’intero FTSE MIB. Sui nove mesi del 2020 i servizi hanno registrato il calo minore (-14,0%), davanti al comparto energia/utilities (-16,4%) e alla manifattura (-18,7%). Il decremento peggiore spetta, invece, al petrolifero con l’Eni a -39,7%. Tra le società brillano DiaSorin (+16,2%), l’unica a toccare una crescita a doppia cifra, Inwit (+6,4%), Snam (+3,9%), STM (+2,9%) e Terna (+1,7%).
Nei primi novi mesi del 2020 le società analizzate hanno perso oltre €18 mld a livello di margini industriali (-53,3%). Nonostante la contrazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sia alta (-65,6%), nel terzo trimestre la manifattura è riuscita a invertire il trend tornando in positivo. Il calo minore (-2,2%) è registrato dal settore energetico/utilities, mentre l’Eni è passata in terreno negativo.
Ebit margin pari al 6,8% nei nove mesi del 2020 (-4,5 p.p. sul 2019). Le energetiche/utilities si confermano le più resilienti, le uniche a registrare un incremento dell’ebit margin (+2,4 p.p, al 17,7%). Crollo a doppia cifra per il petrolifero con l’Eni (-14,9 p.p., al -1,3%) e per i servizi (-14,5 p.p., al 9,2%). Più contenuto il calo della manifattura (-3,8 p.p.), il cui ebit margin torna positivo al 2,8%.
Ammontano a oltre €20 mld i profitti persi complessivamente nei 9 mesi chiusi in rosso. Solo il comparto energia/utilities e quello dei servizi hanno chiuso in utile; sono in perdita, invece, il petrolifero con l’Eni e la manifattura.
Per quanto riguarda la struttura finanziaria si evidenzia un ulteriore deterioramento per tutti i settori, quale risultato dell’incremento dell’indebitamento (+12,1%) e della contrazione dei mezzi propri (-9,1%). Il rapporto debiti finanziari/capitale netto tocca ora quota 146,5% (dal 118,7% di fine dicembre 2019, +27,8 p.p. in nove mesi). A ricorrere maggiormente alla leva finanziaria è il settore dei servizi (rapporto debiti finanziari/capitale netto pari a 231,7%) e l’energia/utilities (163,7%). Seguono la manifattura (112,4%) e il petrolifero rappresentato da Eni (89,5%).