Economia
Astaldi, il mercato crede al jolly Cdp. L'operazione di sistema di Salini
Boom in Borsa dei due titoli leader del settore delle costruzioni sull'onda dell'offerta di Salini per salvare Astaldi tramite un aumento di capitale da 225 mln
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Il mercato ha letto le parole dell'amministratore delegato di Cdp Fabrizio Palermo come un chiaro disco verde all'operazione di sistema orchestrata da Salini-Impregilo su Astaldi, il colosso delle costruzioni italiano finito in concordato sotto il peso di 2 miliardi di euro. Operazione che mira a creare un grande player italiano da 33 miliardi di commesse e 45 mila dipendenti, che consolidi il settore delle costruzioni, in crisi nera.
"Per il settore è un momento non facile e Astaldi è soltanto uno dei problemi. Noi, per esempio, siamo presenti in Trevi, altra impresa che deve fare i conti con una congiuntura difficile da gestire perché l’intero settore è in difficoltà. Per questo interventi isolati potrebbero non essere efficaci. Il nostro eventuale coinvolgimento può avere significato solo nell’ambito di una operazione di sistema, insieme a banche e partner industriali. Occorre una operazione complessiva che, a determinate condizioni, potremmo valutare", ha spiegato in un'intervista al Sole 24 Ore il numero uno del braccio armato del Tesoro che amministra il risparmio postale degli italiani.
Pietro Salini
Così, dopo che stamane in Zona Cesarini Salini-Impregilo ha presentato un'offerta per Astaldi con un aumento di capitale riservato di 225 milioni, condizionandola al "contributo di coinvestitori di lungo periodo" e "alla disponibilità delle banche di concedere linee di credito" ad ad Astaldi, gli investitori di Piazza Affari hanno subito pensato che il partner finanziario di lungo periodo fosse la Cdp, tirata in ballo più volte dai rumors intorno al dossier e a un ok di massima delle banche ad esaminare l’operazione evitando così che i giudici boccino il salvataggio.
La Borsa dunque ha visto, dopo la diffusione del comunicato di Salini sul piano di salvataggio del competitor Astaldi, i contorni dell'operazione di sistema ed è subito passata agli acquisti sin dal suono della campanella iniziale sia sulle azioni Salini-Impregilo sia su quelle Astaldi nonostante l'intonazione generale del listino milanese fosse negativa. Intonazione che è proseguita sino a fine seduta quando le prime hanno portato a casa il 10,46% a 2,06 euro e le seconde il 15,01% a 0,797 euro.
Mauro Micillo
"Il possibile ingresso di un investitore di lungo periodo, come Cassa Depositi e Prestiti, crediamo sia un elemento determinante in quanto dovrebbe aiutare Salini a sostenere l'operazione dal punto di vista finanziario", è il commento degli analisti di Equita Sim.
La proposta del general contractor è arrivata all'ultimo giorno utile e il consiglio di amministrazione di Astaldi l'ha approvata e depositata al Tribunale di Roma, dove è stata fatta la richiesta di concordato preventivo. Nel dettaglio, lo schema dell'operazione delineato nella proposta concordataria di Astaldi prevede che alcuni asset non-core come le concessioni (tra cui il terzo ponte sul Bosforo, l'autostrada Gebze-Orhangazi-Izmir o l'aeroporto di Santiago) confluiscano in un veicolo la cui liquidazione è destinata al ristoro dei creditori.
Fabrizio Palermo e Massimo Tononi (Cdp)
I crediti inoltre saranno parzialmente convertiti in azioni (con una recovery del 28-32%), così i creditori chirografari dopo l'aumento avranno il 28,5% del capitale di Astaldi. Salini, grazie all'apporto dei 225 milioni, avrà appunto il 65%; i vecchi azionisti si diluiranno al 6,5%. L'amministratore delegato Pietro Salini ha spiegato che se l'offerta andrà in porto ci sarà un cambio della governance che vede ora Paolo Astaldi alla presidenza.
L'iniezione di liquidità servirà a pagare i debiti privilegiati e prededucibili (come il finanziamento da 75 milioni di Fortress) e avviare il piano di continuità. Salini entrerebbe così in una società senza debiti mentre un chief restructuring officer vigilerà in Astaldi sull'esecuzione del piano. E' quindi un piano in progressione, condizionato all'arrivo di co-investitori e alla disponibilità delle banche (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Bnp-Bnl e Banco Bpm le principali banche creditrici) di aprire linee di credito. Forte però delle aperture di banche e Cdp Astaldi ora sottoporrà la proposta al Tribunale. Se sarà ammessa, dovrà avere il gradimento dei creditori. Poi l'iter di omologa giudiziale, attesa nel 2020.
"Se ci sara' la possibilita' di favorire una soluzione di sistema, noi daremo il nostro supporto" ha detto Mauro Micillo, amministratore delegato di Banca Imi (del gruppo Intesa). Più attendista il Comitato che rappresenta una parte dei possessori degli 890 milioni di obbligazioni Astaldi: vuole valutare l'effettivo ammontare e i tempi del recupero offerto.