Economia

Auto green, incomprensibile l’esclusione Ue dei biocombustibili

di Mattia Adani*

Il rischio è che in Italia la mobilità torni a essere un diritto concreto di pochi e non di tutti

Paradossalmente la stessa cosa non si potrebbe dire delle auto elettriche, qualora l’elettricità continuasse ad essere prodotta bruciando fonti fossili come petrolio e metano. Cosa che peraltro appare inevitabile se si dovesse convertire in tempi brevi l’intero parco automobilistico europeo all’auto elettrica. Già oggi, infatti, non riusciamo a produrre esclusivamente con fonti rinnovabili neppure l’elettricità che ci serve per gli altri usi.

Inoltre, gli e-fuel sono una tecnologia nascente, con costi ancora molto elevati e potenzialità di produzione, in termini di quantità effettive, ancora ignote. I biocombustibili invece sono una tecnologia nota, già ampiamente utilizzata. In Italia ne produciamo a Gela e a Marghera, e già oggi molti di noi li utilizzano mischiati al gasolio tradizionale.

Tutto ciò spinge a pensare, sulla base di una semplice regola di buon senso, che prima o poi anche i biocombustibili saranno ammessi nella lista delle soluzioni sostanzialmente “neutre” dal punto di vista ambientale. Lo si deve fare presto, altrimenti si avvieranno processi di disinvestimento da cui sarà difficile tornare indietro.

La Commissione europea dovrebbe ritornare su un solco meno dirigista e più pragmatico. Meno orientato a determinare comportamenti, ma piuttosto, come fanno altri,  a creare un sistema comune di regole e di incentivi che orienti senza obbligare la scelta dei cittadini su come esercitare il loro diritto alla mobilità in un contesto di sostenibilità sia ambientale sia sociale. Altrimenti il rischio è che da noi la mobilità torni ad essere, come era prima dell’invenzione dell’automobile, un diritto concreto di pochi, e non di tutti.

*Amministratore Delegato di Nowal chimica e CBC Cad-Oil, un produttore di lubrificanti per l’industria, nonché Presidente dell’Unione Europea dell’Industria del Lubrificanti