Economia
Axel Springer,editoria tedesca sana con gli annunci. La cura digitale funziona
Grazie alla crescita degli annunci online e di altri prodotti digitali, i risultati 2018 dell’editore tedesco superano le attese del mercato
La “cura Axel Springer” funziona: il colosso editoriale tedesco ha fatto sapere di aver raggiunto gli obiettivi fissati per il 2018 grazie alla sua aggressiva strategia sul web. Guardando ai numeri, il fatturato è cresciuto anno su anno del 4,1% a 3,18 miliardi (per fare un paragone coi principali gruppi editoriali italani, Rcs ha un giro d’affari di circa 900 milioni, Gedi di scarsi 650 milioni), l’Ebit (risultato operativo) ha fatto leggermente meglio salendo del 4,7% a 527,9 milioni, sintomo che oltre ai volumi, la cui crescita è già un indice di salute della società visto che col fatturato un’azienda copre anzitutto i costi vivi, anche i margini di profitto sono stabili o in leggero miglioramento.
Soltanto l’utile netto è calato del 44,9% rispetto al 2017, ma sul risultato hanno pesato oneri straordinari legati ad operazioni di consolidamento. L’editore di Bild, Die Welt e Fakt, oltre che del sito di news Business Insider, ha attribuito questi numeri, che hanno centrato le migliori attese del mercato, alla forza della sua strategia digitale: “Axel Springer è ormai un’impresa digitale, il 70,6% del nostro fatturato arriva de queste attività”, ha sottolineato il Ceo del gruppo Mathias Dopfner.
In particolare il motore del successo sarebbero gli annunci, specie quelli per la ricerca di lavoro del sito Stepstone e immobiliari, il cui fatturato è aumentato di ben il 20% in un anno ma non solo. L’editore ha anche guadagnato mezzo milione di abbonati per Bild e Die Welt, mentre il sito Business Insider ha registrato una crescita del 33%. Col vento in poppa, per il 2019, il gruppo tedesco conta di migliorare ancora, con un fatturato atteso in ulteriore crescita del 5% e un Ebitda del 10%, sintomo di un ulteriore miglioramento dei margini reddituali.
Sembrerebbe la ricetta perfetta a cui guardare anche per chi come Gedi e Rcs Mediagroup non fa mistero di voler puntare con maggiore decisione sul web, eppure il mercato ha reagito negativamente, col titolo in calo di oltre il 5% (dopo aver segnato anche un -7% in mattinata) sui nuovi minimi degli ultimi 2 anni a Francoforte. Cos’è andato storto?
Secondo Morgan Stanley e altri broker sono proprio le prospettive per quest’anno ad aver deluso. A livello di Ebit rettificato, infatti, Axel Springer si attende un calo tra l’1% e il 5% a causa di ulteriori svalutazioni e ammortamenti. Anche il giro d’affari, pur visto in ulteriore crescita, potrebbe vedere un rallentamento degli annunci, finora il vero motore della ripresa dell’editore tedesco, mentre l’utile rettificato per azione dovrebbe rimanere stabile o apparire in lieve calo rispetto a quello di quest’anno.
Axel Springer non ha peraltro intenzione di rallentare gli investimenti nel digitale, anzi prevede di lanciare nuovi prodotti come Business Insider e Stepstone, prevedendo inoltre che i siti di informazione Upday e Politico siano sulla giusta strada per diventare profittevoli entro la fine dell’anno. Se il meglio della storia di turnaround di Axel Springer non è detto sia alle spalle, il dover continuamente fare pulizia in bilancio e investire in prodotti digitali innovativi ha un costo in termini di futura crescita degli utili e questo comporta un immediato aggiustamento, al ribasso, delle attese degli investitori che quindi corrono a vendere i titoli, in attesa magari di ricomprarseli se i risultati dovessero continuare a battere le aspettative del mercato nei prossimi trimestri.
Per i gruppi editoriali italiani, impegnati in una profonda fase di ristrutturazione e pulizia del bilancio, ma anche alla ricerca di un nuovo business model che integri e consenta di superare i limiti della sola carta stampata, una lezione da non sottovalutare anche per quanto riguarda la reazione a breve termine degli investitori.
Non a caso oggi Gedi perde mezzo punto, Rcs l’1,6%, entrambi peraltro dopo cinque sedute di borsa vissute al galoppo con rialzi tra l’8% e il 9% a testa. A parziale consolazione degli editori italiani, l’osservatorio Fcp (Federazione Concessionarie Pubblicità) ha reso noto che gli investimenti pubblicitari online a gennaio sono cresciuti del 4% in Italia, segno che spazio per crescere ancora esiste, a patto di riuscire a investire al momento giusto sui giusti prodotti e servizi.
Luca Spoldi