Economia

Banca Carige, a Malacalza 7 degli 11 posti nel nuovo Cda

Luca Spoldi

Mincione-Volpi-Spinelli ottengono 3 consiglieri, uno Assogestione sulla cui lista convergono i voti dei fondi

Nessuna sorpresa sembrava poter emergere dall’assemblea per il rinnovo del Cda di Banca Carige e nessuna sorpresa è emersa: così a fine giornata il titolo arretra di oltre 4,5 punti percentuali a 0,84 centesimi di euro per azione con poco meno di 1,2 miliardi di titoli passati di mano. Se i rapporti di forza tra il gruppo Malacalza (e la cordata Mincione-Volpi-Spinelli erano del noti fin dall’inizio, probabilmente i soci “dissidenti” speravano di ottenere qualcosa di più.

Invece Malacalza (27,55% del capitale) in assemblea ha raccolto il 52,58% dei voti, pari al 30,55% del capitale, contro il 28,86% dei consensi (16,77% del capitale) delle cordata dei “dissidenti” che pure partiva dal 15,2% del capitale (ma con diritti di voto limitati al 9,99% del capitale per decisione di Banca d’Italia), segno che nessun sostegno è giunto loro dai fondi azionisti.

Mincione ha se non altro ottenuto tre consiglieri nel nuovo Cda (uno dei quali sarà lo stesso finanziare, che finora non ne faceva parte), contro i 7 rappresentanti dei Malacalza e il solo consigliere eletto per la lista di Assogestioni (che pur partendo da circa il 2,9% del capitale ha raccolto il 15,24% dei voti in assemblea, pari all’8,85% del capitale, anche più delle attese). Fuori dal Cda, che si riduce dunque da 15 a 11 consiglieri, resta inoltre Coop Liguria, la cui lista ha raccolto solo il 3,1% dei voti (1,8% circa del capitale).

Dopo l’assemblea Pietro Modiano, nominato presidente (mentre forse domani sarà Fabio Innocenzi, eletto a sua volta in Cda, ad essere nominato amministratore delegato al posto dello sfiduciato Paolo Fiorentino, uscito anche dal board), ha subito dichiarato il proprio impegno a “non fare più errori” e dare avvio a “una nuova fase” per Banca Carige sotto il segno di “una gestione serena, coesa e stabile che in un tempo ragionevole ridia a questa banca il rango e il ruolo che tradizionalmente ha avuto non solo a Genova, ma nel sistema bancario italiano”.

Parole che sembrano confermare la “frenata” circa l’ipotesi, auspicata dalla stessa Bce, di un’aggregazione di cui del resto secondo Vittorio Malacalza non si deve parlare “a priori: un buon Cda valuta le situazioni, le esamina, le porta al regolatore”. Noi, ha poi concluso Malacalza, “parleremo con tutti”, ma senza eccessiva fretta, sembrerebbe ritenere il mercato, anche perché non è da escludere, prima di allora, un ulteriore aumento di capitale.

Rispondendo a chi chiedeva lumi al riguardo lo stesso Modiano ha cercato di rassicurare: l’azionista di riferimento (Malacalza Investimenti, appunto) “non ha mai fatto mancare il suo sostegno in questi anni complicati della banca e non lo farà mancare ora”. Mentre lo stesso Malacalza non si è mostrato preoccupato del rigetto del piano di conservazione del capitale da parte della Bce e ha ribadito: “faremo di tutto, siamo fiduciosi che il nuovo piano”, che dovrà essere inviato “al più tardi” entro il 30 novembre, “sarà approvato” dal regolatore.

Una volta che la squadra si insedierà all’interno, ha concluso Malacalza, “acquisirà tutte le informazioni e potrà presentarsi alla Bce con un progetto” che come noto Francoforte vuole sia tale da ripristinare e assicurare in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali “al più tardi entro il 31 dicembre 2018”. Entro tale data Carige dovrà come minimo procedere alla vendita del bond sinora continuamente rinviata, ma potrebbe non bastare, dato che la Bce ha già indicato che “tale piano dovrebbe in particolare valutare l’opzione di un’aggregazione aziendale”.

Basteranno pochi mesi alla squadra di Malacalza per valutare le alternative possibili e procedere in tal senso? Difficile dirlo al momento, come è difficile capire se gli uomini di Malacalza preferiranno giocare d’anticipo e procedere a un ulteriore rafforzamento patrimoniale che la Bce anche nel recente passato (nel caso della fusione tra Banco Popolare e Bpm) ha giudicato comunque indispensabile per dare il proprio via libera. Nell’incertezza gli investitori sembrano propensi a mettersi alla finestra.