Economia

Banche salvate, quei 4.035 lavoratori che si fidavano del proprio istituto rimasti fregati

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

I patrimoni o pezzi di questi andati in fumo per il deafult delle quattro banche salvate poi da un decreto del governo Renzi non sono soltanto quelli dei piccoli risparmiatori che hanno sottoscritto le obbligazioni subordinate, ma anche quelli dei 4.035 bancari (su un totale di 6.200) che lavorano (principalmente) nel gruppo Banca Marche e nella Popolare dell'Etruria e, poi, nella Cassa di Risparmio di Ferrara e in quella della Provincia di Chieti. Lavoratori, dunque, degli stessi gruppi finiti gambe all'aria.

Dai dati forniti dalla Fabi, il principale sindacato dei lavoratori del settore del credito, emerge che circa il 70% circa dei dipendenti di Banca Marche e di PopEtruria, almeno sette bancari su dieci (!) quindi, hanno investito parte dei loro denari in azioni (soprattutto) e nei bond junior dei loro stessi istituti. Strumenti, che secondo le nuove norme sul bail in, partecipano alle perdite bancarie. Sono 2.210 su 2.800 in Banca Marche e 1.300 su 1.700 nell'istituto di cui è stato vicepresidente anche il padre del ministro del governo Renzi, Maria Elena Boschi.

La percentuale degli "investitori in casa" che sta a significare che le banche hanno spinto sulla raccolta anche sui denari della propria forza lavoro (una sorta di partita di giro) scende al 50% in CariFe (500 su 1.000 dipendenti complessivi) e al 3,5% in CariChieti (25 su 700). Bancari che quindi fanno parte di quei 10 mila obbligazionisti circa che stanno bussando alla porta del governo per ottenere una qualche forma di ristoro dopo che il decreto del duo Renzi-Padoan ne ha sancito il coinvolgimento nel maxi-salvataggio.

Sileoni
 

Secondo quanto spiega il segretario della Fabi Lando Sileoni ad Affaritaliani.it (sindacalista che in serata parteciperà anche alla trasmissione della Rai Porta a Porta, intervenendo sul tema) "si tratta soprattutto di azioni. Scelta d'investimento fatta, perché il rapporto fra i dipendenti e la loro banca è sempre stato un rapporto molto diretto: i dipendenti si fidano e acquistano i titoli azionari del proprio istituto". Legame e denari cancellati immediatamente da un semplice tratto di penna.

Come operare ora, però, una volta che la frittata è fatta? "Al di là degli attacchi e delle chiacchiere dei politici, quello che serve - aggiunge Sileoni - è che il governo si faccia promotore di una legge ad hoc per impedire la vendita dei prodotti finanziari a rischio alle persone anziane".