Monte Paschi, il governo tedesco frena sull'intervento dello Stato italiano
Berlino: "fiduciosi" che un accordo, all'interno delle regole Ue, verrà trovato
"Ci sono le regole sull'unione bancaria, trovate dopo lunghe trattative tra gli stati membri dell'Unione europea, e siamo fiduciosi che all'interno di queste norme che consentono la flessibilità si possa trovare una soluzione". Con queste parole un portavoce del ministero tedesco delle Finanze, contattato telefonicamente da Affaritaliani.it, si esprime sulla trattativa in corso tra governo e Commissione Ue sul salvataggio di alcune banche italiane. "Il ministro (Wolfgang Schäuble, ndr) lo ha ribadito negli ultimi giorni e nelle ultime settimane: è possibile raggiungere un'intesa all'interno delle regole esistenti".
Il portavoce comunque precisa che "non si tratta di una questione bilaterale Italia-Germania ma di una trattativa tra il governo Renzi e la Commissione europea", sottolineando l'importanza che gli stress test di fine mese avranno sull'intera vicenda in oggetto.
Il ministero delle Finanze tedesco frena poi sull'intervento dello Stato, ad esempio nel Monte dei Paschi di Siena (ma non solo). "L'idea stessa dell'unione bancaria, intesa come concetto, è quella di evitare che i contribuenti debbano pagare di tasca loro per problemi bancari", spiega il portavoce di Schäuble. "E' proprio questa la filosofia dell'unione bancaria che comprende un insieme di regole complesse, tra le quali c'è anche una certa flessibilità".
Da Berlino altre fonti spiegano che "finora in sede Ecofin il governo italiano non ha parlato di un intervento pubblico nelle banche". Non solo, nella capitale della Germania ricordano anche quando accadde in Olanda nel 2010 e quindi "l'unione bancaria serve ad evitare che gli interventi pesino sui bilanci pubblici dello Stato".
L'impressione quindi è che da Berlino, sponda ministero delle Finanze ovvero il 'falco' Schäuble, ci sia l'ok a ricercare una soluzione per salvare le banche italiane in difficoltà ma con molti punti interrogativi sull'eventuale intervento dello Stato nel capitale degli istituti di credito.