Economia

Banche popolari, rivoluzione in arrivo: le piccole cedono sul voto capitario

Banche popolari, rivoluzione in arrivo dal decreto Sostegni bis: cessione del principio del voto capitario, apertura del capitale verso soci esterni

Rivoluzione in arrivo per il mondo delle banche popolari: secondo un emendamento contenuto nel decreto Sostegni bis, approvato nei giorni scorsi dalla commissione Bilancio della Camera, per le “piccole” crolla il principio inviolabile del voto capitario e viene accettata l’apertura del capitale a soci esterni, con possibilità di controllo e governance. Viene quindi giù uno dei fondamenti principali: per ogni azionista un solo voto a prescindere delle azioni possedute. Una svolta che interesserebbe- sottolinea il Sole 24 Ore- le banche popolari con attivi inferiori a 8 miliardi, perché quelle sopra, come prevede la riforma del 2015, sono ormai spa. 

In sostanza, l’emendamento contenuto nel decreto Sostegni bis introduce un nuovo articolo al testo unico bancario, che aggunge una modifica alle già esistenti azioni di finanziamento: i titoli che possono essere sottoscritti per dare capitale alla banca conferiscono diritti di voto in qualche modo proporzionale al totale delle risorse finanziarie.  “Lo statuto stabilisce i diritti patrimoniali e amministrativi attribuiti ai soci finanziatori e il numero dei voti loro spettanti e ne assicura la computabilità̀ come capitale di qualità̀ primaria”, si legge al comma 2. 

Se la previsione viene recepita, le risorse immesse nella banca possono essere computate nel patrimonio di vigilanza e rafforzare i requisiti dell’istituto, precisa il Sole 24 Ore. La possibilità̀ di attribuire diritti patrimoniali e amministrativi, quindi validi ai fini della governance della banca, è consentito dall’articolo 2526 del codice civile, richiamato dalla norma, il quale al contempo per le società̀ cooperative fissa un limite massimo del 30% dei voti spettanti all’insieme dei soci presenti in assemblea che può̀ essere controllato da un singolo soggetto, aggiunge il Sole 24 Ore. In più- conclude il Sole 24 Ore- per le banche popolari che abbiano inadeguatezza patrimoniale o siano sottoposte ad amministrazione straordinaria non vale il limite del 30%. Un nuovo azionista che metta capitale nella banca può̀ anche assumerne il controllo tout court.