BancoBpm, effetto Bce sul business. Forbici di Castagna sul mattone e i costi - Affaritaliani.it

Economia

BancoBpm, effetto Bce sul business. Forbici di Castagna sul mattone e i costi

In attesa di conoscere il nuovo piano industriale nell’era del coronavirus di BancoBpm che il Ceo Giuseppe Castagna ha previsto per la fine del secondo semestre, per il gruppo di Piazza Meda, al centro delle aspettative di M&A fra le blue chips italiane da parte di Goldman Sachsemergono alcuni spunti interessanti sul business da un recente incontro degli analisti di Equita Sim col management. Secondo gli esperti, l’istituto potrebbe beneficiare in particolare in termini di un margine d’interessi netto in miglioramento grazie all’incremento dei finanziamenti ottenuti dalla Bce attraverso la terza Tltro.

Banco BPM Gruppo APE
 

Gli analisti parlano della possibilità per BancoBpm di richiedere fino a 35 miliardi di nuovi fondi (contro i 14 miliardi attuali), aggiungendo che anche se difficilmente la banca sfrutterà interamente tale ammontare il margine quest’anno potrebbe risultare stabile anziché calare di un 3% come finora ipotizzato dagli esperti e rimanere stabile anche nel 2021, su una base più elevata. Il che dovrebbe a sua volta generare un effetto positivo sugli utili 2021.

Inoltre la ventilata compressione dell’indice Solvency2 della join-venture con Cattolica Assicurazioni “non dovrebbe comportare impatti significativi sul collocamento di prodotti” (1,5 miliardi di premi nel 2019), mentre l’eventuale ricapitalizzazione della joint-venture “potrebbe comportare un impatto negativo trascurabile sul Cet1” (inferiore ai 10 punti base). In ogni caso, BancoBpm non è interessato ad avere il ruolo di anchor investor nell’aumento di capitale di Cattolica.

Il management ha infine confermato l’obiettivo di varare un nuovo piano industriale entro fine anno-inizio 2021, compatibilmente con una stabilizzazione quadro macro, e il focus su una “ulteriore razionalizzazione real estate(con cessioni per un altro miliardo sui 3,6 miliardi previsti dal piano attuale) e ulteriore riduzione dei costi operativi.

Qui tuttavia, notano gli uomini di Equita sim, “al momento non ci sembra, come auspicavamo, che ci siano le condizioni per un’estensione strutturale dello smart working ad una più ampia platea di dipendenti, con risparmi significativi in termini di costo del personale”.