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Economia
Bce, l'assist di Draghi al ritorno alle urne. Il Qe va oltre dicembre 2017

I rischi di un ritorno dell'Eurozona in deflazione sono scomparsi, così la Bce si adegua e cambia la forward guidance, le indicazioni verbali cioè sulla strategia futura di politica monetaria con cui orienta le aspettative dei mercati.

La seduta dei mercati azionari/ Le Borse europee sono miste, mentre Milano migliora dopo il voto alla Camera, che allontana la possibilita' di un voto anticipato. La Bce ha lasciato i tassi invariati e ha escluso la possibilita' di nuovi tagli. Sui mercati c'e' anche attesa per il voto in Gran Bretagna. Londra perde lo 0,18%. A Milano l'indice Ftse Mib segna +1,09%. Francoforte avanza dello 0,36% e Parigi sale dello 0,08%. 

Grazie a una crescita solida (l'Eurotower ha rivisto al rialzo le stime di incremento del Pil), a Tallin il presidente Mario Draghi elimina dal consueto discorso post-riunione del Consiglio direttivo che ha deciso, come atteso, di mantenere invariato il costo del denaro al minimo storico, il riferimento a "tassi d'interesse più bassi se necessario", in caso di necessità data dalla situazione economica e finanziaria. Una eventualità alla quale nessuno ha mai dato credito, ma che ha sempre messo l'Eurotower in una posizione "accomodante" verso i mercati, come a dire "in caso di bisogno, possiamo fare di più". 

Francoforte così ha messo di fatto un floor al livello attuale dei tassi d'interesse. Un cambiamento controbilanciato però dal fatto che, a causa di un andamento piuttosto depresso del prezzo del petrolio, l'inflazione rimane bassa (la Bce come anticipato ieri da Affaritaliani.it ha tagliato le stime sul livello dei prezzi per il prosssimo triennio) e quindi il programma di acquisto di titoli di Stato, che procede a un ritmo di 60 miliardi di euro al mese, potrebbe proseguire ben oltre il termine del dicembre 2017, andando a coprire temporalmente anche il primo semestre del 2018 e di fatto rappresentando un aiuto importante per l'Italia che andrà al voto (nella doppia opzione voto autunnale o urne alla scadenza naturale della legislatura a marzo). Appuntamento guardato con attenzione dai mercati finanziari come potenziale fonte di instabilità per l'Eurozona.

Bce
 

E' chiaro che gli acquisti sul secondario da parte di Francoforte attutiranno eventuali vendite di Btp da parte degli operatori che potrebbero scommettere sul peggioramento della situazione finanziaria del nostro Paese. Il presidente della Bce ha spiegato che non è stato affrontato il tema del tapering, il calendario della fine degli stimoli, e lanciato un altro segnale quando ha annotato il miglioramento della situazione economica, sottolineando che i dati più recenti continuano a indicare una "crescita solida e ben diffusa" nell'Eurozona e che i rischi sulla ripresa non sono più al ribasso ma "largamente equilibrati". La Bce ha quindi rivisto al rialzo le stime di crescita per l'Eurozona, portandole all'1,9% per quest'anno, all'1,8% il prossimo e all'1,7% nel 2019.

A deporre in favore della prudenza e della necessità di proseguire con gli stimoli, ha sottolineato il banchiere centrale, ci sono invece le stime sui prezzi, in considerazione del fatto che la crescita più forte non si sta traducendo in inflazione anche alla luce dei contraccolpi sulle materie prime. "Rispetto alle previsioni di marzo dello staff macroeconomico della Bce le stime di inflazione sono state riviste al ribasso, con una crescita nel 2017 stimata all'1,5%, all'1,3% nel 2018 e all'1,6% nel 2019", ha spiegato Draghi confermando le indiscrezioni della vigilia. La revisione più sensibile è stata quella sul prossimo anno (-0,3 punti). "Nei prossimi mesi - ha aggiunto - l'inflazione è prevista rimanere al livello attuale, mentre l'inflazione di fondo resta bassa". Alla luce di questo quadro, anche se lo spauracchio della deflazione "è definitivamente sconfitto", resta "necessario un sostanziale livello di accomodamento monetario".

 

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mario draghibcetassi d'interesse uequantitative easing





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