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Economia
Bce, Qe ridotto: ecco come investire. Ora crescono i rischi per i bond

Portafogli/ Bce: il QE ha i giorni contati, ma Draghi rassicura, si agirà con cautela. E' la sola strada possibile, ma per chi punta sui bond ottenere rendimenti accettabili non sarà facile

Tutto come da attese: al termine della riunione odierna la Bce non modifica i tassi ufficiali (che restano dunque pari a zero per quanto riguarda le operazioni principali di rifinanziamento, a +0,25% per quelle marginali e a -0,4% sui depositi) né il programma di quantitative easing (QE), con cui finora sono stati acquistati sul mercato obbligazioni corporate e titoli di stato per oltre 2 triliardi di euro e che proseguirà al ritmo di 60 miliardi al mese di acquisti fino a fine anno, ma preannuncia che da gennaio il ritmo degli acquisti si dimezzerà a 30 miliardi al mese, mentre il programma sarà esteso di altri nove mesi, fino a fine settembre.

A quel punto la Bce dovrebbe avere in portafoglio oltre 2.550 miliardi di bond e si porrà il problema di cosa farne, un problema non di poco conto perché come aveva fatto notare qualche giorno fa Franck Dixmier, Global Head of Fixed Income e Cio Fixed Income Europe di Allianza Global Investors, il "tapering" (graduale azzeramento degli acquisti di bond sul mercato, ndr) rischia di avere un impatto "tutt'altro che neutrale" sui mercati, dato che al ritmo attuale la Bce "acquista più di sette volte l'importo netto totale dei titoli di stato emessi nella zona euro, mentre il programma della Federal Reserve" (che pure ha acquistato in tutto oltre 4,5 triliardi di dollari, ossia oltre 3,8 triliardi di euro, ndr) non ha mai superato il livello dei Treasuries netti emessi".
 

infografica titoli bce qe
 


Per questo, come scommetteva  Alessandro Allegri, numero uno di Ambrosetti Asset Management Sim, il presidente della Bce, Mario Draghi, e i suoi colleghi del board hanno preferito essere molto cauti e lasciare immutato nel testo del comunicato ufficiale il riferimento alla possibilità che il programma venga nuovamente incrementato o esteso, se dovesse essere necessario. La cautela della Bce non è dissimile da quella della Fed, nota Allegri: negli Usa, dove la banca centrale ha già portato i tassi ufficiali all'1%-1,25% (con un tasso effettivo all'1,16%), si sta facendo largo "il timore che un ulteriore aumento dei tassi possa gravare ancor più sul debito federale e su famiglie ed imprese, andando in questo modo a rallentare i consumi e la crescita economica in atto".

Una crescita in larga parte finanziata proprio a debito, tanto che il rapporto debito/Pil ha ormai superato la fatidica soglia del 100%. L'Europa (e l'Italia), "ancor più zavorrata da un debito in costante crescita, fatta eccezione per la virtuosa Germania", non può che essere afflitta dagli stessi timori, così il quantitative easing, nato per trasmettere un impulso all'economia in un momento in cui i mercati rischiavano di frantumarsi sotto le pressioni della crisi del debito sovrano, si riscopre essere uno strumento "quasi vitale e quindi di difficile accantonamento".

Naturalmente nessuna misura espansiva può essere mantenuta in eterno, così la Bce deve cercare da un lato di rassicurare i mercati, dall'altro di sfruttare "l'allineamento di stelle" favorevole dato da una crescita economica che si va consolidando tra i paesi sviluppati, una Fed che sta alzando gradualmente i tassi Fed e le previste minori pressioni a supporto dell'euro rispetto a tutte le altre valute, non solo il dollaro. Per chi preferisce investire in strumenti a reddito fisso questo può significare qualche problema in arrivo, ovvero un calo delle quotazioni a fronte di un graduale rialzo dei rendimenti.

Anche per questo lo stesso Mario Draghi in conferenza stampa ha sottolineato come la ripresa negli Stati Uniti sia "molto più avanzata" di quanto non sia in Europa, quasi a ribadire che il rallentamento del ritmo degli acquisti di bond sul mercato non significherà automaticamente il rialzo dei tassi ufficiali sull'euro, e che sull'inflazione (risalita all'1,5% annuo il mese scorso) non si prevede di raggiungere l'obiettivo di prezzi in aumento del 2% all'anno prima del 2019 nella migliore delle ipotesi. Per questo la Bce continuerà a reinvestire i bond in portafoglio via via che giungeranno a scadenza "per un esteso periodo di tempo dopo la conclusione del programma di acquisti e in ogni caso per tutto il tempo che sarà necessario".

Dovrebbe essere abbastanza per non causare tracolli dei mercati obbligazionari, anche se qualche primo scricchiolio già lo si è notato nelle ultime settimane, con tassi in risalita (circa 10 punti base nell'area euro, il doppio per i titoli in dollari) soprattutto sui titoli di stato, mentre gli investimenti "a spread" sono riusciti finora a tamponare il calo. Anche così, nota Allegri, sul mercato obbligazionario il premio per il rischio resta ancora molto basso (in euro i tassi restano in territorio negativo sotto i 2 anni).

Chi non si accontenta e non vuole attendere che il lento e graduale movimento dei tassi avanzi anche in Europa, cosa che potrebbe richiedere almeno un altro paio d'anni, per trovare rendimenti "accettabili" deve o puntare ad una duration dell'investimento più alta, "incrementando però il livello di rischio ed esponendosi in maniera significativa al pericolo inflazionistico" secondo Allegri, oppure investire in titoli governative di paesi extra euro, in particolare emergenti. In questo caso, conclude l'esperto, "l'incognita più significativa, oltre ad un maggior rischio controparte, è rappresentata dalle oscillazioni possibili in termini valutari, di norma decisamente superiori rispetto al ritorno in termini di plus-cedolare".

 

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