Economia
"Il debito? Servono investimenti. Perché bisogna uscire dall'euro"

Il governo è troppo cauto, per l’economista Ilaria Bifarini intervistata da Affaritaliani.it. Ma siamo in un vicolo cieco. Ecco perché
Ilaria Bifarini è un’esperta in Economia della Pubblica Amministrazione e delle Istituzioni Internazionali, laureata all’Università “Luigi Bocconi” di Milano, ha frequentato la Scuola Italiana per le Organizzazioni Internazionali e l’Istituto “Luigi Einaudi” di Roma.
Dopo una decennale esperienza nell’ambito della pubblica amministrazione si discosta dalla dottrina economica ortodossa con la quale si è formata in ambito accademico.
E’ autrice dei libri Neoliberismo e Manipolazione di massa. Storia di una bocconiana redenta (2017). I coloni dell’austerity (2018) e di Inganni economici, quello che i bocconiani non vi dicono (2019). Affaritaliani.it l'ha intervistata su quali provvedimenti il governo Conte dovrebbe mettere in campo per uscire dalla stagnazione economica in cui siamo piombati.
L'INTERVISTA
Facciamoci odiare…
Iniziamo così l’intervista?
Eh si, ogni volta che faccio il suo nome orde di economisti esperti insorgono. Come lo spiega?
Allontanarsi dal sistema mainstream, quando sei stata formata lì dentro, dà molto fastidio. Non si può dire la verità. Non si può andare controcorrente nel mondo economico attuale.
Lei è una delle poche economiste che continua a sostenere che dobbiamo tornare alla lira, ma non sarebbe un danno? I suoi colleghi ci dicono, con cifre molto ballerine, che all’Italia costerebbe dai 170 ai 440 miliardi di euro, costi molto alti e con benefici molto bassi. Chi parla di uscire dall’euro è sottoposto ad una specie di linciaggio...
Le sanzioni non esistono. E tutti i danni che si paventano li stiamo già pagando. L’Italia è il Paese che più di tutti ha risentito dell’entrata nell’euro e poi in realtà, oltre alle cifre ballerine c’è un vuoto normativo.
Cioè?
Non dovremmo per forza pagare quel denaro. Non c’è un’obbligatorietà e comunque qualsiasi richiesta europea risulterebbe incostituzionale. Ma nell’eurozona parlare anche solo del piano B dell’ex ministro Savona o della soluzione del post-keynesiano Warren Mosler è un tabù. L’euro è diventato qualcosa di ineluttabile, come Dio. Ma lasciandolo torneremo solo alla normalità. Tutti i singoli Paesi del mondo hanno una loro sovranità monetaria, esclusi i i Paesi Ue e le colonie del franco Cfa. Questo tabù è un inganno economico.
Come il titolo del suo nuovo libro, Inganni economici…
Uno di questi inganni è l’irreversibilità economica dell’euro. Sono miti. Come anche quello di tenere l’inflazione molto bassa. Cosa che fa la Bce. Ma un’inflazione un po' più alta sarebbe importante per la crescita. Lo sostengono anche economisti come Krugman.
Ci faccia degli esempi di altri inganni economici?
Che l’economia dello Stato sia come quella di una famiglia. Niente di più falso. O sostenere che la disuguaglianza favorisca la crescita. Non è così. Il mondo si è come capovolto. La sinistra prima si batteva contro le disuguaglianze e ora invece esalta il mercato, sempre e comunque. Chi dice le cose che sostengo io viene accusato di negazionismo economico. Ma sono fandonie.
Oggi sono gli economisti neoliberisti e i tecnocrati a dettare il calendario della politica…
Si, ma l’economia non è una scienza esatta e lo vediamo da tutte le previsioni sbagliate che fanno quelli economisti, in primis quelle del Fondo monetario internazionale, come nel caso dell’errore sui moltiplicatori della Grecia.
Ma allora come dovrebbe intervenire il governo per far crescere l’Italia?
Smetterla di sottostare ai diktat di Bruxelles. Il governo ha dichiarato guerra all’austerity ma di fatto si è piegato. C’è bisogno di stimoli di tipo keynesiani che facilitino la crescita della domanda interna. Noi invece continuiamo a fare avanzo primario (l'avanzo primario viene calcolato sottraendo alla spesa pubblica le entrate tributarie ed extra-tributarie e la parte di spesa pubblica finanziata con emissione monetaria, ndr) e austerity ma non è questo il modo per rilanciare il Pil e pagare il debito pubblico. Siamo in un vicolo cieco. Così facendo ci rendono solo sempre più schiavi e ricattabili dalle Ue.
Quanti economisti importanti danno la sua stessa lettura?
Basta leggere qualcosa che vada oltre il mainstream italiano. Che occorra fare questo lo sostengono premi nobel come Joseph Stiglitz e Paul Krugman o lo stesso Olivier Blanchard che dice che il problema dell’Italia non è il debito ma la mancanza di investimenti produttivi.
Ma non eravamo usciti dall’austerity?
L’austerity c’è sempre quando lo Stato chiede di più di quanto dà. E’ quello che accade in Italia da oltre 25 anni. Si chiede allo Stato di incassare più di quanto spende. Ma questo provoca la stagnazione in cui siamo.
Concretamente, se fosse ministero dell’economia cosa farebbe per prima cosa?
Tornerei al programma per il quale i cosiddetti Sovranisti sono stati votati: uscire dalla gabbia Ue e tornare ad una nostra sovranità monetaria e poi concretamente aumenterei in modo drastico gli investimenti pubblici e ridurrei il cuneo fiscale.