Economia
Bnp-Paribas/ Il Banco, Bper e quel risiko che fa gola anche a Parigi
I 14,4 miliardi di euro in cassa da destinare all'M&A: la prima banca francese vale come Intesa e UniCredit insieme
Bnp Paribas ha i forzieri gonfi dopo : potrebbe guardare all’Italia per nuove operazioni?
Bnp Paribas, la più importante banca francese, con una capitalizzazione in borsa di quasi 75 miliardi di euro (come le italiane Intesa-Sanpaolo e UniCredit messe insieme) ha la “pancia piena” dopo aver ceduto le sue attività retail e commerciali negli Stati Uniti, attraverso la sua filiale Bank of the West, a Bmo Financial Group per 16,3 miliardi di dollari, cioè 14,4 miliardi di euro. Un bel colpo, decisamente, che riporta d’attualità una domanda specifica: che cosa fare ora?
L’operazione portata a termine genera una plusvalenza di circa 2,9 miliardi di euro, con un impatto positivo sul CET 1 del gruppo di circa 170 punti base. La prima operazione portata a termine è un’acquisizione immobiliare, del controvalore di 50 milioni di euro, per accaparrarsi l’ex sede di Hpe a Barcellona. Ma è ovvio che all’orizzonte ci debba essere altro. In primo luogo, come fa notare oggi il Financial Times, la banca ha ricevuto dal Financial Stability Board il richiamo formale per aumentare la propria riserva di capitale dello 0,5% entro il 2023. Questo perché, secondo alcuni critici, Bnp si è assunta troppi rischi. Il secondo punto riguarda il riposizionamento dell’istituto francese.
I ritardi di Bnp Paribas sull'M&A
Per sua stessa ammissione, infatti, è rimasto indietro rispetto ai competitor europei in alcune aree come l’M&A. Sono appena stati assunti 130 advisor complessivi per il settore healthcare, ma è ovvio che serva di più. Il 2022 vedrà anche il varo, a febbraio, di un piano strategico che potrà contare per la prima volta sul pieno contributo delle attività di Deutsche Bank prime brokerage rilevate nel 2019. Sempre dall’istituto tedesco è stata rilevata la divisione per la gestione elettronica dell’equity, dando quindi una spinta tecnologica. Il terzo punto (quello più gustoso) riguarda invece il risiko bancario europeo. E non è da escludere che le attenzioni dell’istituto francese si possano rivolgere anche all’Italia.
Le attenzioni sull'Italia
Dopo l’arrivo del competitor nazionale Crédit Agricole, che ha acquistato Cariparma e poi Friuladria e Credito Valtellinese, ora Bnp potrebbe decidere di regalare una “sorella” a Bnl. Non è neanche detto, tra l’altro, che l’obiettivo debba per forza essere una banca. Come fa notare il Financial Times, infatti, l’istituto francese era al decimo posto nel 2017 e nel 2018 nella classifica delle investment bank dell’area Emea. Nel 2019 è salita al sesto posto e nel 2020 addirittura al terzo, dietro solo a JP Morgan e Goldman Sachs.
Il 2021, invece, si chiuderà al sesto posto. Ecco perché potrebbe essere necessario ampliare il perimetro delle attività. Magari anche in Italia. D’altronde, i 14,4 miliardi di euro consentirebbero ai francesi di guardare a qualsiasi obiettivo che non si chiami Intesa o Unicredit. Per intenderci: con Banco Bpm sarebbero necessari 3,5 miliardi, uno in più di quanto occorrerebbe per strappare Bper agli azionisti.
Stiamo ovviamente parlando di possibilità, non c’è nulla di ufficiale, ma l’idea è suggestiva e potrebbe essere presa in considerazione: è chiaro, infatti, che la possibilità di espandersi potrebbe far gola all’istituto francese. Tra l’altro, l’Italia potrebbe essere un terreno particolarmente interessante perché qualcosa si sta davvero muovendo. Bper con Carige, il ruolo di Banco Bpm, le possibilità di UniCredit, l’eventuale terzo polo sono tutte partite che nel 2022 andranno giocate.