Economia
Bollette, crisi per i piccoli gestori: il 40% dei clienti non le paga
E sono soprattutto utenze business che hanno aderito al libero mercato
Nelle pieghe dei mille Dpcm ci sono alcuni dettagli difficili da comprendere. E, si sa, il diavolo è proprio lì che si annida. Ora che le temperature iniziano a calare e che la durata delle ore di sole diminuisce drasticamente, i consumi di energia dovrebbero aumentare, complice anche il ritorno pressoché obbligato allo smart working con conseguente incremento delle ore trascorse davanti a un computer o comunque in casa. Eppure, il problema è duplice. Da un lato, per i consumatori, che si trovano a dover pagare cifre più elevate in un periodo in cui il prodotto interno lordo dovrebbe ridursi (ma sono dati medi, ovviamente) del 10%.
Dall’altro, per le aziende del comparto che scontano un problema notevole: gli aiuti predisposti dal governo da marzo a oggi riguardano il calo di fatturato, non di incassato. E dunque: se la gente passa più tempo a casa l’importo medio delle bollette si alza, ma anche la possibilità di insoluti. Prima della pandemia, a ottobre 2019, la percentuale di morosi era – per luce e gas – del 2%, mentre il dato cresceva sensibilmente (con punte del 24%) per quanto concerne l’acqua. Oggi, dopo otto mesi di chiusure, il dato delle bollette non pagate è salito fino al 40%.
Questo è un problema di proporzioni enormi per diversi motivi: il primo, logico, per gli operatori del settore che non guadagnano; il secondo per l’intero comparto, che rischia di perdere la competitività di prezzi e operatori faticosamente guadagnati negli anni. Oggi sono circa 400 i player che, a diverso titolo, offrono contratti di fornitura. Ma i più piccoli rischiano di restare invischiati in un paradosso kafkiano: più fatturato ma entrate minori, con conseguente messa a rischio dei conti.
(Segue...)