Economia

Bollette, prezzi dell'energia inammissibili in Italia. Ma la soluzione è già sul tavolo del governo

Rispetto alla Francia, il nostro Paese sta pagando circa l’87% in più

di Vincenzo Caccioppoli

Bollette, prezzi dell'energia inammissibili in Italia

I costi dell’energia sono inammissibili e quindi serve urgentemente una politica industriale ed energetica europea, secondo Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, intervenuto due giorni fa ad un convegno di QN sulla sostenibilità energetica. “Serve da subito suddividere il costo generato da fonti fossili dalle rinnovabili, questo aiuterebbe moltissimo le nostre imprese ad essere competitive”, ha aggiunto Orsini. Lo smantellamento delle 4 centrali nucleari italiane e degli impianti per il ciclo del combustibile è al 44%”.

In base ai dati del 2024 l’Italia sta pagando circa l’87% in più rispetto alla Francia, il 72% in più rispetto alla Spagna e il 38% in più rispetto alla Germania. Si tratta di una vera e propria zavorra per le imprese italiane, rispetto ai propri concorrenti europei ed internazionali.

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Il ministero del made in Italy, guidato da Adolfo Urso, nel dicembre scorso, in un'ottica appunto di sostenere la diversificazione delle fonti di energia in Italia, ha firmato il decreto “Sostegno per l'autoproduzione di energia da fonti rinnovabili nelle PMI” che prevede un regime di agevolazioni, concesse sotto forma di contributo in conto impianti, per i programmi di investimento delle piccole e medie imprese finalizzati all’autoproduzione di energia elettrica ricavata da impianti solari fotovoltaici o mini eolici, per l’autoconsumo immediato e per sistemi di accumulo/stoccaggio dell’energia dietro il contatore per autoconsumo differito.

Le risorse destinate alla misura sono 320 milioni di euro, a valere sull’Investimento 16 della Missione 7 “REPowerEU” del PNRR, di cui il 40% riservato alle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia e un altro 40% alle micro e piccole imprese. Ma quello che forse occorre, per risolvere il problema dell'approvvigionamento di energia per imprese e famiglie europee, sarebbe un deciso un intervento da parte dell'Unione europea nel suo complesso, per cercare di arrivare ad un prezzo calmierato dell'energia, così come hanno già fatto da due anni Portogallo e Spagna (a circa 50 euro a megawattora).

Si tratta, e non certo a caso, delle due economie in maggior salute di tutta l’Europa a 27, secondo i recenti dati rilasciati da Eurostat riferiti alla crescita del Pil nel 2024 (+1.9% la crescita portoghese, addirittura 3,2% quella spagnola). Ma forse, almeno a quanto si legge sul Financial Times di oggi, Bruxelles sta finalmente pensando ad una misura comune, volta ad imporre un tetto al prezzo del gas, per ridurre le differenze di costo con gli Stati Uniti. La Commissione europea, infatti, starebbe valutando un piano per imporre la misura, piano che sta già scatenando le proteste delle industrie del settore.

Il Ft sostiene che il tetto sarebbe parte del Clean industrial deal, che l'esecutivo comunitario dovrebbe presentare il 26 febbraio. Le discussioni sui meccanismi di limitazione dei prezzi, ancora in una fase iniziale, avrebbero suscitato critiche da parte di alcuni gruppi industriali, che denunciano il rischio di compromettere la "fiducia" nel mercato europeo. Una proposta simile fu elaborata nel 2022, nel pieno della crisi energetica seguita all'invasione russa dell'Ucraina.

Tuttavia, il tetto non entrò mai in funzione, poiché i prezzi rimasero al di sotto della soglia di 180 euro per megawattora che era stata fissata come target per far scattare la misura. Nel suo rapporto sulla competitività europea, Mario Draghi, rifacendosi a quell'esperienza, ha proposto l'introduzione di "tetti dinamici" nei casi in cui il prezzo del gas nell'Ue si discosti dai prezzi energetici globali. "Stiamo studiando nel dettaglio le raccomandazioni di Draghi su questo tema specifico", ha dichiarato un funzionario europeo al quotidiano britannico.

Ma il nostro paese è chiaramente quello forse più interessato ad iniziative che possano mettere un freno al rialzo dei prezzi dell’energia che hanno pesanti ricadute sulla competitività delle imprese e sui bilanci delle famiglie. Come detto dal ministro del MiMiT, Urso, da due anni ormai in prima linea sul fronte del contrasto al caro energia, anche in una recente intervista al Corriere, si deve puntare con decisione sulla diversificazioni delle fonti energetiche “dobbiamo associare una fonte continuativa che oggi è il gas - e la diversificazione della produzione di gas è altrettanto importante - ma in prospettiva della piena decarbonizzazione sarà un'altra' ovvero 'il nucleare', ha detto Urso.