Economia

Bonomi vs l’autonomia differenziata: assist a Meloni per indebolire Salvini

Di Giuseppe Vatinno

Confindustria fa muro: in questo modo Meloni potrebbe utilizzare il fronte del no per tenere sotto controllo le spinte autonomiste

E qui si possono fare alcune considerazioni. Le motivazioni per cui Bonomi è critico con il governo di centro - destra non sono affatto chiare. Forse Confindustria percepisce il governo come “amico” e si aspetta molto di più di quello che finora ha ottenuto ed alza il prezzo di quello che gli sarebbe dovuto per l’appoggio elettorale. Oppure Bonomi sta semplicemente difendendo legittimamente i desiderata della sua organizzazione, dopo tutto è pagato proprio per questo, ritenendo che sia più facile trattare con un forte governo centrale che regionale.

Il risvolto interessante riguarda però il possibile utilizzo politico che Giorgia Meloni potrebbe fare o sta già facendo della contrapposizione in atto. Infatti Fratelli d’Italia è ideologicamente contraria al federalismo e all’autonomia differenziata che invece sostiene l’alleato della Lega. Si ricordi come lo stesso Giorgio Almirante nel 1970 si oppose veementemente alla introduzione delle Regioni e disse: “Saranno carrozzoni clientelari e di potere”.

Per indebolire ulteriormente Salvini la Meloni potrebbe sfruttare allora proprio Confindustria per tenere sotto controllo le spinte autonomiste in un momento in cui Salvini stesso è impegnato in un duro confronto interno con il fondatore Umberto Bossi che lo accusa di aver dimenticato i veri interessi della Lega Nord barattando “Roma ladrona” con “Bruxelles ladrona”. Quindi ora Salvini ha bisogno dell’autonomia differenziata almeno di Lombardia e Veneto, per il Piemonte il discorso è più complesso, per contrastare gli attacchi interni. E l’intervento di Venezia pare essere proprio un endorsement di Confindustria a Giorgia Meloni che non può non gradire e non ringraziare.

Infatti la leader di FdI ottiene così due vantaggi: rafforza la sua ideologia nazionalista e tiene sotto scacco il leader leghista fomentandogli l’opposizione interna, soprattutto in vista delle prossime elezioni regionali in Lombardia, feudi storici della Lega. Per questo Salvini ha auspicato che il provvedimento sia approvato al prossimo Consiglio dei Ministri il 2 febbraio, non casualmente a qualche giorno dal voto regionale.