Economia

Bonus tredicesima Meloni, Cazzola: "Inutile, sembrano gli 80 euro di Renzi"

di Lorenzo Goj

Il mercato del lavoro in forte crisi, basterà il nuovo bonus di 100 euro introdotto dal governo? L'intervista all'economista ed ex parlamentare Giuliano Cazzola

Bonus tredicesima, Cazzola: "Inutile, il problema in Italia è il sistema di contrattazione"

“Difficile trovarne l'utilità, sembrano gli 80 euro di Renzi”. Commenta così, Giuliano Cazzola, economista, ex sindacalista e parlamentare, il nuovo “Bonus tredicesima” o “bonus 100 euro” (che con la tassazione scenderà a 80 euro), introdotto nei giorni scorsi. Mentre i lavoratori italiani sono sempre più poveri (e le persone in difficoltà sono in aumento), il governo si lancia in una misura “pressoché insensata”, dice Cazzola.

Guardando i dati italiani, secondo gli ultimi report di Unimpresa, organizzazione di rappresentanza delle micro, piccole e medie imprese, i “working poor”, ovvero quei lavoratori precari o sottopagati, sono oltre 8,5 milioni. Condizione, questa, che ha nettamente contribuito ad aumentare il numero di cittadini in povertà assoluta, oggi vicini ai sei milioni di individui. 

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“È evidente il carattere elettorale di tale misura, di economico e sociale c'è ben poco”, afferma l’ex parlamentare. “Tra contratti a termine e decontribuzione, l’anno scorso sono state fatte cose importanti. Oggi non vedo che utilità ci possa essere nel bonus 100 euro. Senza considerare che servono interventi strutturali, come sostegno alle famiglie e alla natalità”, continua.

Foto la7Giuliano Cazzola

Ma che cosa ha portato a questa crisi del mercato del lavoro che, da una parte, è teatro di lavoratori sfruttati e sottopagati, mentre dall’altra non trova abbastanza professionisti, fondamentali per mandare avanti le imprese? “È il sistema di contrattazione a non funzionare. Basti guardare i rinnovi dei contratti nazionali. Questi, mediamente, durano 3 o 4 anni, ma al momento della scadenza ci vogliono fino a 36 mesi, in media per rinnovarli”, spiega Cazzola.

“Certo, ci sono casi diversi: i metalmeccanici, ad esempio, possono metterci meno. Ma alcune categorie, come la distribuzione, ci hanno messo cinque anni per vedere il contratto perno rinnovato”, continua l’ex sindacalista.

Ma si può parlare di errori del governo, come si sente dire spesso negli ambienti dell’opposizione? “Meloni non è in carica da neanche 24 mesi, ha fatto tutto quello che poteva. Al momento l’economia del Paese va bene, ma lo strumento di contrattazione dei salari non è adeguato. I salari in italia sono bassi, è vero. Ma il motivo è perché a essere ridotti sono anche alti stipendi rispetto a quelli degli altri paesi”.

Dunque, che cosa potrebbe fare il governo per aiutare i lavoratori a uscire da questa crisi che, oramai, sembra irreversibile? “Il governo potrebbe impegnarsi di più, appunto, nei rinnovi contrattuali. Non solo, a mio parere anche stimolare la contrattazione collettiva è importante”.