Economia

Borsa, liquidità e vendere al 1° rimbalzo: tutelare i risparmi con la tempesta

Se non avevate preferito mantenervi liquidi come Buffett, ora dovrete alleggerire sui rimbalzi, per poi di tornare a investire magari in high-tech e pharma

Ai mercati non piacciono misure fin qui annunciate per arginare i danni causati dalla pandemia di Covid-19 da Donald Trump, che si è limitato a chiudere i voli con l’Europa, Gran Bretagna esclusa, dalla Ue, che non ha trovato ancora alcun accordo per archiviare definitivamente il rigore fiscale e dare il là ad un’azione comune di sostegno all’economia reale, e della stessa Bce, che con tassi già a zero o sotto zero si è limitata ad annunciare migliori condizioni per accedere alla liquidità e un allentamento dei requisiti di capitale per le banche oltre ad un temporaneo e limitato incremento del quantitative easing.

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La risposta, dai toni drammatici, ha visto colare a picco gli indici in tutta Europa (si va dal -12,2% di Francoforte al -16,9% di Milano, con Londra a -10,9%) e fa sorgere spontanea una domanda: come si possono difendere i propri investimenti in simili situazioni? Risposta: non è possibile in assoluto, ma solo in termini relativi.

Che il rischio stesse crescendo era comprovato dal fatto che Warren Buffett,
con la sua Berkshire Hathaway, aveva preferito restare ultra liquido (128 miliardi di dollari) giudicando i mercati troppo costosi, eppure fino a pochi giorni fa, coi mercati sui massimi storici, il consiglio generalizzato di gestori e analisti era di diversificare, di investire su comparti e titoli maggiormente difensivi, di prediligere titoli obbligazionari di qualità e di ridurre la duration (ossia la vita residua del bond, direttamente correlata alla sua volatilità).

Tutti ottimi consigli in generale, che se sono stati seguiti per tempo consentiranno di ridurre le perdite: il Ftse Mib, in particolare, è passato dai 25.500 punti sfiorati lo scorso 19 febbraio a meno di 14.900 punti oggi, lasciando sul terreno oltre 10.600 punti ovvero il 41%. Comportandovi come suggerito potreste avere limitato la perdita di un terzo o della metà, il problema è che per tornare a recuperare i livelli di solo un mese fa potrebbero ora occorre diversi mesi, o anni, nel caso in cui la pandemia non dovesse esaurire il suo corso nell’arco di questo o al massimo del prossimo trimestre.

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L’unica vera risposta in realtà sarebbe stata essersi imposti una rigida disciplina con “stop loss” che al superamento di una soglia di “dolore” stabilita (il 10%, il 15% o il 20% di caduta dei mercati dai loro freschi massimi) vi avesse fatto liquidare in buona parte o in toto le posizioni. Del resto, come commentano ormai strategist e gestori, quella in corso non appare un movimento “tattico”, ma un vero e proprio mercato Orso, manifestatosi allo scattare di una strategia di liquidazione delle posizioni attuata in risposta ad uno scenario sempre più incerto per quanto riguarda la tenuta, dopo 11 anni di crescita ininterrotta, dell’economia mondiale.

Economia mondiale che, anche a causa delle tensioni tra Arabia Saudita e Russia che contribuiscono al crollo dei prezzi del petrolio, rischia invece di finire in recessione se la crisi non passerà nei tempi (rapidi) auspicati. Di fronte a questa “tempesta perfetta”, l’unico approccio operativo valido è quello di non farsi prendere dal panico, approfittare di ogni rimbalzo di una certa consistenza per alleggerire con minor danno le posizioni se non l’aveste ancora fatto, attendendo invece che oltre ai mercati si stabilizzi lo scenario macroeconomico e torni a calare il premio per il rischio prima di provare a ritornare a investire.

Il tutto in previsione, tra qualche settimana, mese o trimestre nessuno può dirlo ora, della partenza del prossimo mercato Toro, che probabilmente almeno inizialmente premierà alcuni (nuove tecnologie, energie rinnovabili, internet e e-commerce, farmaceutici) più di altri (brown companies, banche, consumi fuori casa, trasporti), in relazione anche alla capacità di sfruttare la crisi attuale come occasione per rinnovarsi e rafforzarsi.

Nel frattempo occorrerà tenere d’occhio anche la reazione alla crisi dei singoli strumenti gestiti. E’ di ieri la notizia che la società di gestione britannica H2O (fondata dal gestore-star Bruno Crastes ed affiliata di Natixis) ha visto crollare in un solo giorno, lunedì scorso, il controvalore dei propri fondi del 30%, azzerando i guadagni degli ultimi 6 anni. Segno che da tempo, complici tassi sempre più vicini a zero e valutazioni azionarie sempre più tirate, qualcuno aveva iniziato a inserire asset con un grado di rischio sempre più elevato dentro a comparti assicurativi, fondi attivi ed Etf pur di ottenere performance positive.

Se si vuole trovare a tutti i costi una morale, la crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19 potrà avere un esito positivo nel momento in cui vedrà risposte coordinate tra governi e autorità monetaria, ma anche da parte degli intermediari e delle autorità finanziarie (oltre che delle singole aziende), per sostenere l’economia evitando la recessione, limitando al contempo l’azzardo morale. Che resta il grande rischio che anche gli investitori più attenti non sono in grado di evitare e quindi quello che può produrre i danni più rilevanti. Molto più che non perdersi il rimbalzo di un titolo o di aver venduto troppo presto un bond o una materia prima.

Luca Spoldi