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Economia
Borse, la Giamaica non spaventa. Ma incombe il rischio volatilità

Di Luca Spoldi


Borse europee in modesto calo il giorno dopo le elezioni del Bundestag che hanno visto l'avanzata dell'estrema destra populista e anti-sistema di Alternataive fur Deutschland (AfD) che sale al 13%, conquista 95 seggi (non era finora presente in parlamento) e diventa il terzo partito dietro ai moderati di Cdu-Csu (che insieme sono al 33%, perdendo 84 seggi ma mantenendone 238 complessivamente) e i socialdemocratici di Spd (che retrocedono al 20,5% e perdono 45 seggi, mantenendone 148). 


Un risultato che apre la porta, come scontato, ad un quarto mandato per Angela Merkel, che però, come notano gli esperti di Ubs, si trova ora in una posizione più delicata di quanto non fosse 48 ore fa, in quanto la decisione di Spd di porre fine all'esperienza della Grosse Coalition" e tornare all'opposizione obbliga la cancelliera a tentare la strada della coalizione "Giamaica" coi liberali di Fdp (10,7%, 78 seggi, anche loro al debutto in parlamento) e i Verdi (che hanno retto meglio delle attese, attestandosi all'8,9% e portando a casa 65 seggi, 2 in più di prima). 


Una strada che secondo gli esperti richiederà rattative complesse che potrebbero durare 3-6 mesi e dunque dar vita al quarto governo Merkel solo nel primo trimestre del prossimo anno. Nel frattempo i mercati finanziari cosa faranno? L'euro, si è subito visto, risente più di bond e azioni di una situazione in cui, come notano anche gli esperti di State Street, il rischio politico è in crescita rispetto a quanto si poteva prevedere ancora un paio di giorni fa, perché la futura coalizione che governerà la Germania "difficilmente riuscirà ad agire con rapidità o a mantenere quella stabilità che ha sempre contraddistinto la Germania".


Per gli esperti "questa non è stata una buona serata né per Merkel né per Macron" e l'euro sembra dare loro ragione, scivolando a 1,1855 contro il dollaro. Tuttavia, notano gli uomini di Ubs, l'esito elettorale tedesco non sconvolge gli scenari in essere, semmai rischia di rallentare nuovamente il già lento processo di integrazione europea e apre interrogativi circa i futuri assetti istituzionali del vecchio continente, col ministro delle Finanze uscente, Wolfgang Schauble, da tempo interessato a un ruolo europeo, che ora potrebbe puntare alla successione a Jean-Claude Junker (che ha già detto che nel 2019 non si ricandiderà alla presidenza della Commissione Ue) o a quella di Jeroen Dijsselbloem, che dovrebbe lasciare la guida dell'Eurogruppo appena si sarà formato il nuovo governo olandese, verosimilmente entro fine anno. 


Se sarà così la Germania (che già detiene la presidenza dell'Esm) non potrà chiedere anche la guida della Bce quando Mario Draghi, nel 2019, passerà la mano e questo potrebbe rivelarsi uno scenario più "favorevole agli investitori" perché l'accoppiata di Schauble alla guida della Commissione Ue o dell'Eurogruppo (o anche nominato "ministro delle Finanze dell'Eurozona", come da tempo si vocifera) si avrebbe una maggiore disciplina fiscale dei paesi membri di Eurolandia, mentre una Bce ancora a guida "non tedesca" potrebbe mantenere più a lungo le sue misure a sostegno dell'economia, consentendo ai bond della periferia (segnatamente i Btp) di registrare un rialzo dei tassi molto graduale e distribuito nel tempo, senza tracolli improvvisi dei prezzi.


Naturalmente il quadro resta in queste ore molto fluido, perché la Spd non ha ancora preso una decisione ufficiale circa il suo (probabile) ritorno all'opposizione, mentre conciliare le istanze ecologiste dei Verdi (che propongono di uscire, dopo che dal nucleare, anche dal carbone con conseguente spegnimento delle 20 centrali attualmente in funzione) con la posizione diametralmente opposta di Fdp sulla questione non sarà semplice e a seconda di come andranno le trattative ci si deve aspettare volatilità sui mercati azionari e sui titoli maggiormente coinvolti, come ad esempio Rwe, e.On e Vattenfall sulla borsa di Francoforte, piuttosto che Deutsche Bank o Commerzbank, solo per citare alcuni nomi su cui sono già puntati gli occhi degli investitori.


Il rischio di un governo tedesco che per opportunità "tattica" torni a concentrare la sua attenzione maggiormente sui problemi interni rispetto alla piena assunzione di un ruolo di leadership in Europa potrebbe infine rendere meno attraente Eurolandia agli occhi degli investitori mondiali, con possibili spostamenti di flussi di capitali dagli asset in euro a quelli in dollari (o verso i mercati emergenti). Per contro, notano gli analisti di Credit Suisse, proprio la rielezione di Angela Merkel potrebbe comunque rivelarsi basilare per un definitivo rafforzamento dell'alleanza franco-tedesca.


Un'alleanza attorno a cui costruire un sentiero di riforme che riesca ad avvicinare l'Europa ai suoi cittadini, riducendo il rischio di un'ulteriore, rovinosa, deriva xenofobo-populista. Se non ci saranno ulteriori sorprese, dunque, il giudizio degli esperti rossocrociati rimane positivo sull'azionario europeo e in particolare su quello tedesco, neutro sul reddito fisso (dove le valutazioni sono vicine ad essere considerate "care", alla luce del prossimo avvio del "tapering" da parte della Bce). Il giorno dopo la lunga notte elettorale tedesca per analisti e mercati finanziari il bicchiere, dunque, sembra mezzo pieno, più che mezzo vuoto.

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